Il capo della Polizia Antonio Manganelli è morto questa mattina. Aveva 62 anni.
Ricoverato d’urgenza a causa di un’emorragia cerebrale, lo scorso 24 febbraio all’ospedale San Giovanni di Roma, aveva subìto un intervento chirurgico per rimuovere l’edema. La situazione clinica del prefetto, già delicata a causa di un tumore (curato negli Usa), è però ulteriormente peggiorata. E stamattina si è spento.
Appresa la notizia, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha mandato le proprie condoglianze al ministro dell’Interno Cancellieri, chiedendole di rappresentare alla famiglia del prefetto “i suoi sentimenti di solidarietà e all’intera amministrazione della Pubblica Sicurezza il suo partecipe cordoglio”.
Il neo presidente della Lombardia Roberto Maroni, che aveva dedicato proprio a Manganelli il suo successo elettorale, affida a twitter le sue condoglianze: “Ciao Antonio, maestro di vita e amico vero. Rimarrai per sempre nel mio cuore”.
E il dolore è generale: istituzioni, forze politiche e sindacati, mandano tutti il loro ultimo saluto, accompagnato da un pensiero affettuoso. Da Casini, passando per Berlusconi, per finire con Vendola che hanno omaggiato questo grande “servitore dello Stato”.
Antonio Manganelli: avellinese, classe 1950, laureato in Giurisprudenza presso l’università di Napoli. Specializzato in Criminologia Clinica all’università di Modena, dagli anni 70 opera nel campo delle investigazioni, in particolare nei sequestri di persona: si concentra prima sui casi a scopo di estorsione per poi lavorare nel delicato settore dell’antimafia.
Nella sua carriera lavora a fianco dei migliori magistrati, a cominciare da Giovanni Falcone, e di organi giudiziari investigativi europei ed extraeuropei, diventandone un punto di riferimento.
Lega il suo nome alla cattura di alcuni dei latitanti di maggior spicco delle organizzazioni mafiose e dirige il Servizio Centrale di Protezione dei collaboratori di giustizia. Dopo essere stato questore di Palermo e di Napoli, nel 2000 viene nominato dal Consiglio dei Ministri prefetto di 1° classe, con l’incarico di direttore centrale della Polizia Criminale e vice direttore generale della Pubblica Sicurezza. Dal 3 dicembre 2001 diventa direttore generale della Pubblica Sicurezza con funzioni vicarie. Infine il 25 giugno 2007 il Consiglio dei ministri lo nomina Capo della Polizia.
C.D.