Il voto delle ultime amministrative ha dimostrato sostanzialmente due cose: la prima, una sinistra in cerca di leader e identità ha vinto, anzi stravinto, ai danni di una destra logora e al termine di un viaggio durato vent’anni che sopravvive grazie solo alla sua proiezione di maggioranza governativa a termine, mandataria di riforme che non si sa se e quando verranno portate a termine. Quel voto, chiaro e netto nei risultati, ha anche dimostrato però, senza ombra di dubbio, di quanto sia fragile il sistema politico nazionale e soprattutto di quanto siano fragili gli umori di cittadini stanchi di provare a cambiare le cose attraverso le urne, e stritolati tra l’indifferenza e la voglia di riscatto.
Dalle elezioni politiche nazionali di febbraio ad oggi, la stanchezza di un sistema dove un italiano su due non si esprime, ha provocato una altalena di scelte che ha prima portato in paradiso Beppe Grillo per poi avviarlo brutalmente sul viale di un repentino tramonto fatto di anatemi, minacce espulsioni, mozioni degli affetti e referendum on line, un armamentario che con la politica, almeno quella ragionata non viscerale, ha ben poco da spartire. Poi è stato il turno della destra e del suo leader Berlusconi. A febbraio ancora qualche giorno di campagna elettorale ed il vecchio evergreen avrebbe seppellito anzitempo il suo antagonista Bersani caduto poi sulla strada del Colle quando le feroci divisioni all’interno del Pd ed il suo insensato ostracismo verso l’astro nascente Renzi hanno deciso di metterlo in un angolo per passare la mano ad Epifani in attesa di un congresso che il prossimo autunno dovrà dire chi e con quali poteri dovrà gestire in futuro il partito. Poi però Berlusconi ha avuto un calo di tensione emotiva e politica, appagato dal fatto che la tripolarità uscita dalle urne lo rendeva un po’ padrone del banco come avrebbe dimostrato la nascita del governo Letta e la scelta “dolorosa” della convivenza con il Pd in nome di una emergenza sulla quale il garante Napolitano chiamava tutti, nessuno escluso, al senso di responsabilità e al rispetto delle regole costituzionali. Cosi facendo Berlusconi scaricava di fatto l’esigenza di avere alleati litigiosi e sghangherati come Lega e ex An, per tornare sui suoi passi e dare vita ad una nuova Forza Italia, nel momento in cui moltissimi italiani cominciano a pensare che gli uomini-partito abbiano ormai fatto inesorabilmente il proprio tempo.
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