Alla fine, come era logico che fosse, sulla suggestione di un uomo della società, nonché ex portacolori nerazzurro, Luis Figo, ha prevalso la voglia di certezze, di punti fermi. Sull’ipotesi dell’ennesimo colpo ad effetto e sulla voglia di stupire a tutti i costi ha avuto la meglio un sano pragmatismo.
Alla fine ha prevalso lui, il quarto allenatore negli ultimi 16 mesi e il 17° dell’intera presidenza Moratti, Claudio Ranieri, 59 anni, un romano ( di San Saba) sulla panchina di una milanese, quella panchina che aveva ospitato nientemeno che lo “Special One” con cui sono intercorse, da subito, autentiche scintille. Non solo in campo, visto che la Roma di Ranieri e l’Inter di Mourinho si sono disputate un “titulo” nazionale, una Coppa Italia e una Supercoppa. E’ stato, soprattutto, fuori dal rettangolo verde, che i toni erano diventati arroventati e si era sconfinati sul piano dell’offesa personale ( celebre è rimasta l’affermazione di Mou secondo cui: “ Ranieri ha quasi 70 anni ( in realtà, ne aveva 56 all’epoca) e ha vinto solo una Supercoppa e un’altra piccola coppa”) e, poi, tante altre piccole, grandi sfrecciatine ( Ranieri, a proposito del collega, ebbe a dire: “ E’ molto facile passare da Abramovich a Moratti, lui non si è mai trovato in situazioni come le nostre: Mourinho fenomeno? Siete voi che lo fate diventare così. Per me è un buon allenatore. E mi fermo qua”). Per cui non può non fare un certo effetto vedere ora Ranieri sedersi su “quella” panchina. Ma è stata una soluzione di buon senso e, per questo, accolta con favore da tutto l’ambiente nerazzurro che riconosce al tecnico romano una notevole capacità di entrare in corsa, e di trovare, in situazioni di emergenza, le giuste contrarie. Per molti è, infatti, l’Aggiustatore. Dopo aver allenato Vigor Lamezia, Campania-Puteolana, Cagliari ( con doppio salto di categoria, dalla C alla A e con un trionfale ingresso in Europa), Napoli, Fiorentina ( unna Coppa Italia all’attivo, nel 1995/96, bissata dalla Superoppa nazionale), Valencia ( con Copa del Rey in bacheca nel 1998/99), Atletico Madrid, Chelsea, di nuovo Valencia ( e altra Supercoppa, stavolta europea, nel 2004), Parma, Juventus ( il passaggio, forse, più tormentato della sua carriera) e Roma, ecco, dunque, l’Inter. Oggi è prevista la firma e l’ufficializzazione e, nel pomeriggio, alle 17, la direzione del suo primo allenamento alla “Pinetina”. Un successo, Ranieri, l’ha gia ottenuto: ha strappato un contratto di due anni ( si parla di una cifra tra gli 1,5 e i 2 milioni a stagione, ndr), contro la sola annualità proposta da Moratti, e riuscirà a portare con sé i suoi quattro collaboratori: Benetti, vice, Capanna, preparatore, Pellizzaro, per i portieri, e Damiano, il tattico. Come già anticipato alla stampa, il tecnico capitolino riproporrà la “sua” difesa a quattro, che è anche “la” difesa più consona ai cromosomi nerazzurri e riporterà, con ogni probabilità, Snejider al suo ruolo naturale di trequartista, per un 4-3-1-2, pronto, alla bisogna, a tramutarsi in un 4-2-3-1. In ogni caso, va dato atto a Ranieri, anche quando era parso chiaro a tutti che fosse lui l’uomo più accreditato a subentrare a Gasperini, di aver sempre difeso la bontà del lavoro del collega ( “E’ un bravissimo allenatore. Sta solo cercando di portare in un ambiente nuovo quelle che sono le sue idee di calcio”), dimostrando notevole signorilità, in ossequio ad un british style che, sia pur corroborato dall’esperienza londinese, non gli ha mai fatto difetto. Qualche dichiarazione da neotecnico interista, Ranieri, l’ha già rilasciata: “Tornerò a far giocare la squadra come sapeva. Con tutta la sua forza.” Un avvertimento molto chiaro a tutti i naviganti. Daniele Puppo
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