Era nell’aria e questo lo avevano capito un po’ tutti. Dopo le batoste contri i cugini rossoneri in Supercoppa a Pechino, contro il Palermo in campionato e con i modesti turchi del Trabzonspor in Champions che avevano reso l’avvio di stagione dell’Inter una sorta di via crucis ( per trovare un inizio peggiore si doveva risalire al lontanissimo 1921/22, ndr), già la sfida di sabato sera con l’altra grande delusa del calcio nostrano, la Roma, aveva assunto i connotati dell’ultima spiaggia per l’ex tecnico genoano.
La partita, abbastanza modesta, si era chiusa a reti inviolate. Un salomonico 0-0 al termine di novanta minuti in cui i giallorossi hanno fatto vedere, ad onta di una formazione solo apparentemente sbilanciata ( solo due difensori puri schierati nell’undici di partenza), un’organizzazione di gioco decisamente migliore, mentre i nerazzurri, parsi per lunghi tratti in balia dell’avversario, si sono affidati a episodiche ripartenza, riuscendo, solo nel quarto d’ora finale, a impensierire seriamente la retroguardia ospite. Un quarto d’ora di grande intensità, però, quello interista. Che, non solo aveva fatto ritenere sostanzialmente giusto il pareggio di Sa Siro ( in fondo, le occasioni più limpide erano state proprio di marca nerazzurra), ma aveva lasciato ben sperare in una repentina inversione di rotta. Nulla di tutto questo. A Novara il tonfo degli uomini di Gasperini è stato assordante e senza alcuna giustificazione. Sotto tutti i punti di vista. Del punteggio finale, un 3-1 che non ammette repliche, del gioco, lento e involuto, della condizione atletica, assolutamente scadente, per finire con l’ennesimo cambio di modulo ( si è passati da un prudente 3-5-2 visto contro la Roma ad un più pretenzioso 3-4-3 al “Piola”), e con alcune scelte tecniche un po’ cervellotiche ( esordio dal primo minuto del neoacquisto, Castaignos, ed ennesima bocciatura per Pazzini). Il 3-1 finale suonava persino generoso con la squadra di Moratti, infilata come il burro da un Novara motivatissimo per l’esordio casalingo ( dopo ben 55 anni di attesa) e per nulla disposto a farsi rovinare la serata di festa. Non a caso, Julio Cesar risultava essere il migliore dei suoi, avendo sventato a più riprese, con chiusure alla disperata, altre segnature che avrebbero potuto far raggiungere al punteggio dimensioni tennistiche. Al termine, un deluso e nervoso ( si è registrato anche un battibecco con un gruppo di tifosi piemontesi) Moratti si lasciava scappare un eloquente: “ Mi è parso che Gasperini non avesse in mano la squadra. Mi prenderò questa notte per riflettere”. E la notte ha partorito il verdetto che ci si attendeva. Stamattina, infatti, si è consumato il divorzio. Queste le parole di rito che compaiono sul sito ufficiale della società: “ L’F.C. Internazionale comunica che stamane, al centro sportivo di Appiano Gentile, l’allenamento della prima squadra è stato diretto da Daniele Bernazzani e Giuseppe Baresi. La Società ringrazia Gian Piero Gasperini per l’impegno dimostrato nello svolgimento dell’incarico, manifestando il proprio rammarico per l’interruzione del rapporto tecnico”. Molto deluso Gasperini: “Mi dispiace molto per come è andata a finire, peccato davvero. Ho avuto un ottimo rapporto con la squadra e mi dispiace molto interromperlo. Ho visto rammarico da parte di tutti. Si poteva fare di più sul mercato? Lasciamo stare. Saluto tutti.” E sul fatto che il rapporto tra l’ormai ex tecnico e i suoi giocatori fosse ottimo, nessuno sembra nutrire alcun dubbio. Lo ha confermato anche Moratti in persona. Ora si volta pagina, ma non si sa ancora con chi sulla panchina. Voci sempre più insistenti parlano di Claudio Ranieri. Ma non sono ancora del tutto tramontate le chances di vedere alla guida tecnica dell’Inter il suo attuale “ministro degli Esteri”, Luis Figo. Per la prossima gara (ossia l’anticipo di sabato contro il Bologna al Dall’Ara, ndr ), invece, la soluzione provvisoria con Giuseppe Baresi e Daniele Bernazzani sembra scontata, se non obbligata, dato il pochissimo tempo rimasto a disposizione.Daniele Puppo
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