L’Intifada dei coltelli uccide ancora. Tre israeliani sono morti in due attacchi distinti a Gerusalemme. Uccisi anche i tre attentatori, mentre i feriti in totale sono più di venti.
Mentre il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha convocato una riunione d’emergenza del governo, la Lega araba ha preso le parti dei palestinesi attribuendo la responsabilità delle violenze allo Stato ebraico.
I due attentati di Gerusalemme, avvenuti quasi contemporaneamente, sono stati commessi da palestinesi contro gli utenti dei mezzi pubblici, circostanza che a molti commentatori ha ricordato l’Intifada del 1987.
In Malkei Israel street, nella parte ovest della città, un uomo si è schiantato con l’automobile che guidava su un gruppo di persone in attesa a una fermata dell’autobus, uccidendo un uomo di 59 anni, il rabbino Yeshayahu Krishevsky. Sceso dalla macchina, l’attentatore ha aggredito i passanti con un coltello, ferendone cinque prima di essere ucciso dalla polizia.
L’altro episodio è avvenuto a bordo di un autobus ad Armon ha-Netziv, un quartiere ebraico costruito a ridosso di Gerusalemme est. I due attentatori, uno armato di pistola, l’altro di coltello, hanno ucciso due persone e ne hanno ferite sedici. Anche qui l’intervento della polizia si è concluso con la morte degli aggressori.
A Ra’anana, un sobborgo a nord di Tel Aviv, in due attacchi distinti sono rimaste ferite cinque persone, di cui due in condizioni gravi; mentre a Kiryat Ata, nei pressi di Haifa, un israeliano ha ferito un suo connazionale che aveva scambiato per arabo nel tentativo di vendicare i fatti di sangue dei giorni scorsi.
Dopo la presa di posizione del leader Ismail Haniyeh, che venerdì durante un discorso in una moschea di Gaza aveva incitato i fedeli a “liberare Gerusalemme”, Hamas ha accolto le ultime notizie con soddisfazione. Le Brigate al-Qassam, l’ala militare del partito, hanno pubblicato sul web un poster in cui si dicono pronte a “scacciare gli occupanti”.
Nel pomeriggio il premier Netanyahu ha convocato una riunione d’emergenza dell’esecutivo per esaminare le misure da prendere contro quella che ha definito un’“ondata di terrorismo”.
Il sindaco di Gerusalemme, Nir Barkat, suggerisce di chiudere quartieri e villaggi abitati dagli arabi: “La mia raccomandazione è di dichiarare lo stato di assedio”, ha dichiarato oggi. “Apprezzo il lavoro fatto dalle forze di sicurezza – ha proseguito Barkat – ma siamo in guerra contro gruppi terroristici organizzati”.
Di tutt’altro parere è l’OLP, secondo quanto ha dichiarato Saeb Erekat, una delle figure più prestigiose al suo interno. “Riteniamo il governo israeliano totalmente responsabile dell’escalation di violenza a Gerusalemme, in Cisgiordania e a Gaza”, ha detto Erekat. “Questo è il risultato netto delle politiche di occupazione, delle colonie e dell’apartheid”.
Secondo il segretario dell’OLP è stato il governo dello Stato ebraico a tradire lo spirito degli accordi di Oslo, con cui nel 1993 Israele e la sua organizzazione avevano riconosciuto il reciproco diritto a esistere e si erano impegnati a cercare di costituire due Stati espressione dei due popoli.
“Ogni tentativo di raggiungere un accordo per la soluzione a due stati è sempre stato ostacolato da Israele: la violenza chiama violenza”.
Erekat ha annunciato che si rivolgerà all’ONU – nello specifico al Rappresentante speciale sulle esecuzioni extragiudiziarie, sommarie o arbitrarie, il sudafricano Christof Heyns – per aprire un’inchiesta sull’uccisione di palestinesi indicati come autori degli attentati da parte della polizia israeliana.
Una sponda illustre gli arriva dal Segretario generale della Lega araba, Nabil al-Arabi. “Sosteniamo completamente la lotta del popolo palestinese”, ha dichiarato il diplomatico egiziano, che ha invitato la comunità internazionale ad “assumersi le proprie responsabilità” nei confronti dei palestinesi e “proteggerli dalla macchina da guerra israeliana”.
Filippo M. Ragusa
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