Ho deciso di scrivere questo libro, sollecitato da più parti, per mettere un punto finale sull’omicidio Pasolini e sulle voci che da trentacinque anni mi attanagliano.
E’ un Pino Pelosi scrittore a narrare in”Io so… come hanno ucciso Pasolini. Storia di una amicizia e di un omicidio”, a quasi 36 anni di distanza, cosa accadde quella maledetta notte tra l’1 e il 2 novembre 1975. Nel giorno della presentazione del suo libro-confessione, edito da Vertigo, Pino La Rana, così chiamato per i suoi occhi sporgenti e il fisico poco avvenente, interviene anche a Canale Cinque per ribadire la sua innocenza. “Ho deciso di dire la verità sulla sua morte solo ora, dopo così tanti anni, perché il fardello da portare era troppo pesante – dice – Ho fatto 8 anni di carcere per scontare la pena per la morte di Pier Paolo. Non ho parlato prima perché avevo paura della morte, avevo i genitori ancora in vita e mi avevano minacciato di ucciderli. Ora non ho più nessuno e posso permettermi di dire la verità”. Una testimonianza dalla quale, dopo aver scontato per intero la condanna (venne condannato in primo grado per omicidio in concorso con ignoti, pena confermata nel dicembre 1976 con sentenza della Corte d’Appello e attribuzione di una pena detentiva di 9 anni, 7 mesi e 10 giorni) Pelosi non può trarre alcun vantaggio. Ma può certamente provare a chiudere un contenzioso con l’opinione pubblica e liberarsi la coscienza da un fardello troppo grande per un uomo comune. Pino ricorda anche il primo incontro con Pasolinii, avvenuto nel 1974/75 alla stazione Tiburtina di Roma: “Avevo 16 anni ed ero scappato di casa perché avevo litigato con i miei genitori. Era una brava persona, ero attratto dalla sua voce che era stupenda, dolce e soave. Non era un violento. I momenti passati con lui per me erano un sogno, perché mi portavano via dalla borgata”. Nel libro c’è tutta la storia di questo rapporto, ripercorsa appuntamento per appuntamento: dal primo giorno a quella maledetta sera del 2 novembre 1975. “Molte le novità – annuncia il Pelosi – ma una su tutte, tre nomi: Placidi, Pinna e i fratelli Borsellino”. Nomi già fatti nel 2009 in una sua intervista inedita a Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza – autori del volume ”Profondo nero. Mattei, De Mauro, Pasolini. Un’unica pista all’origine delle stragi di Stato”, quando raccontò di non aver incontrato casualmente il regista quella sera, ma che c’era un appuntamento fissato esattamente una settimana prima. Spetta ora al lettore credere o meno a questa confessione, il fatto è che la morte di Pasolini era sembrata molto strana già all’epoca anche agli inquirenti stessi. Che questo libro possa fare luce sulla vicenda? E sopratutto riabilitare la memoria di un grande scrittore e artista come Pasolini? Ce lo auguriamo tutti
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