Solo 67 nati ogni 100 decessi: nel 2019 è stato toccato un nuovo record di nascite negativo: 435 mila nuovi individui, mentre la popolazione residente continua a diminuire, 116 mila in meno e gli italiani fuggono all’estero (120 mila).
Come al solito sono i numeri, gli indicatori demografici 2019 diffusi dall’Istat, a darci il quadro della situazione del Belpaese che invecchia inesorabilmente.
«Per riempire le culle non bastano bonus o asili nido gratis. Bisogna lavorare sul tessuto sociale e ricostruire un’idea di comunità». Il sociologo Giuseppe De Rita, fondatore del Censis ed ex presidente del Cnel, attribuisce il crollo delle nascite a «una dinamica culturale malata». In altre parole, prevale l’edonismo, un’attenzione eccessiva ed esclusiva verso se stessi e i propri vantaggi, tanto da rifiutare i sacrifici che i figli richiedono, da che mondo è mondo.
E’ molto crudo ma non si discosta dalla realtà il discorso del prof. De Rita, in antitesi con quanto dichiarato in una intervista dal direttore centrale delle Statistiche sociali e del censimento della popolazione dell’Istat, Vitoria Buratta, per la quale questo calo demografico “non è un problema irreversibile” e “si può risolvere attraverso politiche mirate”. E non è nemmeno una “perdita culturale del ruolo della maternità” quanto, piuttosto, una “conseguenza delle cause economiche e sociali”.
De Rita prende in mano i dati sulla natalità a partire dagli anni 70 e li mette a confronto con quella che chiama la «cetomedizzazione» dell’Italia. Qual è la tendenza in corso? «In Italia la denatalità è un dato ormai strutturale. Ciò provoca un danno anche economico. Per anni la dottrina tradizionale riteneva l’elevata natalità un moltiplicatore delle possibilità di povertà». Poi cosa è cambiato? « Ora la prospettiva sociologica si è capovolta: la denatalità diminuisce la ricchezza sociale attraverso effetti negativi sulla mobilità economica e Bonus o asili gratis non servono Una società che non sa più dire “noi” non fa più figli sulla psicologia collettiva. Le culle sempre più vuote sono il risultato di un Paese impaurito, ripiegato sul presente, incapace di pensare al futuro».
Per combattere la denatalità molto più forte in Molise, Basilicata e Sardegna, piuttosto che in Lombardia e nel Nord-Est che vede le province di Bolzano e Trento al top, il ministro per le Pari opportunità e della Famiglia, Elena Bonetti, propone un “assegno universale per tutti i figli dalla nascita all’età adulta, a partire dal 1 gennaio 2021“. “Quella della denatalità è una sfida complessa e urgente, che il Governo tutto sente il dovere di affrontare con strumenti adeguati e con una visione strategica di sistema per essere efficaci e poter invertire la rotta”.
Cala la natalità, diminuisce la popolazione, aumenta invece l’aspettativa di vita. Nel 2019 a livello nazionale gli uomini sfiorano gli 81 anni, le donne gli 85,3.
Anche il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha fatto sentire la sua voce su un problema che si sta aggravando di anno in anno. “Chi è anziano come me ha ben presente l’abbassamento di scala della natalità nelle generazioni. Due generazioni prima della mia, i figli erano numerosi; poi si sono ridotti ancora. E questo è un problema che riguarda l’esistenza del nostro Paese. Quindi le famiglie non sono il tessuto connettivo dell’Italia, le famiglie sono l’Italia. Perché l’Italia non è fatta dalle Istituzioni ma dai suoi cittadini, dalle persone che vi vivono”. Così Mattarella incontrando incontrando una delegazione del forum delle associazioni familiari che con una coincidenza significativa è stato ricevuto al Quirinale nello stesso giorno in cui l’Istat ha reso noti i dati drammatici e dirompenti sull’ennesimo crollo demografico del Paese. “Il dato dell’Istat più recente di questi giorni -ha detto il Capo dello Stato – indica che il numero delle famiglie in Italia è diminuito considerevolmente. Come conseguenza dell’abbassamento di natalità vi è un abbassamento del numero delle famiglie. Questo significa che il tessuto del nostro Paese si indebolisce e va assunta ogni iniziativa per contrastare questo fenomeno”.
Considerata “l’urgenza di un patto per la natalità con cui mettere insieme tutte le forze del Paese per far ripartire le nascite” il presidente nazionale del Forum per le famiglie, Gigi De Palo, ha annunciato per il 15 maggio a Roma gli ‘Stati generali della natalità’: “Incontreremo tutte le componenti più importanti e strategiche a livello nazionale per spingerle ad agire e cambiare le cose. Il tempo per evitare il defaut del Welfare nazionale è quasi scaduto. Non sarà facendo finta di nulla che salveremo quello che resta dell’Italia. L’anno buono per le famiglie non può essere sempre il prossimo: è ora che la politica dia risposte concrete”.
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