Carlitos Tèvez: doppietta e gol "maradoniano"
Le fatiche e, soprattutto, le sofferenze europee sono alle spalle e Juve e Roma si rituffano in campionato dove tornano a fare la voce grossa: sepolte Parma e Torino sotto un pesantissimo fardello di 10 reti a 0! Sembrano realtà parallele ma è così.
Il destro con cui si chiude la galoppata
Inizia la fuga per la vittoria dell’Apache
Un Parma che pure aveva bacchettato l’Inter sabato scorso viene “piallato” allo Stadium dove i bianconeri impiegano 23′ per sbloccare il risultato con Llorente (alla fine sarà doppietta per l’iberico) e poi tracimano: Lichtsteiner inserisce la sua botta da fuori di controbalzo tra le due reti dell’ariete spagnolo, quindi nel secondo tempo, è Carlos Tèvez a dare spettacolo con una doppietta impreziosita da uno slalom speciale che, per velocità somiglia a una discesa libera, concluso con un destro affilato come uno stiletto alle spalle di Mirante e dopo aver resistito anche ad un tentativo di trattenuta. Molti hanno scomodato paragoni con la rete di Maradona all’Inghilterra, in realtà Carlitos, a differenza di Diego, si è dovuto limitare a “bere” due avversari, ma il semplice fatto che in molti abbiano istintivamente accostato le due perle la dice lunga sulla qualità del gesto tecnico-atletico dello juventino, fresco di ritorno in nazionale. Più ordinaria la seconda marcatura ma comunque bellissima: tenendo fede al nomignolo di Apache, Carlitos si è avventato come un predatore su un pallone vagante in area ducale per il 5-0. In questo caso, spettacolo di ferocia più che di tecnica, ma pur sempre spettacolo. Poi una doppietta neppure semplicissima di Morata a suggellare il 7-0 conclusivo. Molto bene la riproposizione anche in campionato della difesa a 4. Ormai, è chiaro, è diventata la Juve di Allegri e non più la Juve del dopo-Conte.
La Roma riabbraccia Strootman
Morata chiude il settebello
In serata, all’Olimpico, con la pressione di dover vincere a tutti i costi per non scivolare a -6 dalla vetta, la Roma ha dimostrato di non risentire affatto delle recenti figure non proprio edificanti con Bayern e Napoli, e ha superato senza patemi un Torino che ha provato una timida reazione solo dopo la prima rete di Torosidis (per una volta destinatario di un assist) all’8′ e poco prima della terza rete, quella siglata da Ljajic al 13′ della ripresa. Troppo poco per allarmare questa Roma. In mezzo, il raddoppio di Keita, al 27′, suggello del miglior momento della partita giallorossa che avrebbe potuto dilagare già nella prima frazione. Due annotazioni a margine: l’ingresso in campo, dopo otto mesi di calvario, di kevin Strootman, subentrato a Keita a sei minuti dal termine, e l’insolito muso lungo di Totti al momento della sua sostituzione. Bravo Garcia a stemperare la tensione abbracciando con un sorriso il suo giocatore.
Ad Empoli una Lazio da mettersi le mani nei capelli
La Lazio, reduce da una striscia di sei partite utili consecutive, offre il peggio di sè ad Empoli. I toscani, pur senza creare particolari pericoli a Berisha, hanno fatto, nei propri limiti, la partita perfetta: aggressivi, concentrati, letali sui piazzati da cui nascono entrambe le segnature, di Barba (ex Roma) e di Maccarone, che hanno orientato il match ad inizio ripresa. Tardiva e molto disordinata la reazione biancoceleste (a proposito, ma quanto era brutta la maglia bordeaux?) che ha fruttato l’isolata rete di Djordjevic, straordinario a prendere l’ascensore e a rimanere in cielo più dei suoi controllori per inzuccare l’1-2. Poi, qualche sgroppata di Felipe Anderson a parte, nessun sussulto. I meglio, si fa per dire, la Lazio lo aveva offerto nel primo quarto d’ora del primo tempo con tre occasioni ravvicinate sciupate da Candreva, Djordjevic e Parolo. Ma il gioco non c’è mai stato: la squadra, in costante imbarazzo di fronte all’aggressività e alla velocità degli empolesi, non è mai riuscita a mettere la palla a terra e a ragionare ma si è rifugiata sistematicamente nel lancio lungo a saltare il centrocampo. A partire dalla difesa e dai rilanci di un pur ottimo Berisha. I ragazzi di Pioli hanno pagato a caro prezzo le disattenzioni individuali di Cavanda e Ciani in occasione delle due reti della squadra di Sarri ma, in realtà, tutto il reparto è sembrato in costante imbarazzo e anche il centrocampo, peggiorato dopo l’uscita per noie muscolari di Mauri, non ha fatto molto per aggiustare la rotta. Per una volta, è stato sotto tono anche Lucas Biglia, fin qui il miglior giocatore della squadra capitolina. Ci sarà tempo per riprendere il cammino, ma avere tre punti in più prima della sosta e, soprattutto, prime di un delicatissimo Lazio-Juve sarebbe stato di vitale importanza.
Al terzo posto, stante anche il pareggio interno della Samp con il Milan, è salito l’ottimo Napoli di questi ultimi tempi. La squadra di Benitez pare aver registrato qualcosa dietro e si vede. Davanti, Higuaìn è tornato ad essere il “pipita” e la qualità di elementi come Callejòn e Hamsik non si discute. Proprio dell’argentino la rete da tre punti a Firenze. Poi, la reazione viola ha prodotto una traversa di Gomez (la sua esperienza italiana si sta rivelando molto più complicata del previsto, infortuni a parte) e un salvataggio alla disperata sulla linea di un sempre più convincente Koulibaly. Al netto delle occasioni, forse un pari sarebbe stato specchio più fedele di quanto visto in campo ma il Napoli non ha rubato nulla. Quella partenopea rimane una squadra monca ma se la retroguardia mantiene livelli prestazionali accettabili, può fare la differenza con un reparto offensivo che, qualitativamente, non teme rivali.
Ora, la pausa per le nazionali preceduta, ovviamente, dalle attese convocazioni di Antonio Conte: Bertolacci, Soriano e Moretti le novità assolute ma la sorpresa maggiore è rappresentata senz’altro dalla chiamata a sorpresa di Mario Balotelli, ignorato dall’azzurro da Italia-Uruguay di giugno. Segno evidente che, nonostante la pioggia di critiche che si sta abbattendo sulla giovane punta anche in terra d’Albione, Conte non vuole chiudere le porte a nessuno. Almeno a priori.
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