Il tormentone che si trascinava da un po’ di tempo è finito. Basta scrivere ( e parlare) di Vettel come colui che ha quasi vinto il Mondiale di F.1. A Suzuka, su una delle piste migliori, più veloci e più amate dai piloti, il tedesco si è laureato ufficialmente, a 24 anni, è il più giovane bicampione del mondo nella storia dei grandi bolidi.
Mancava solo un punto alla matematica certezza, eppure la tensione in casa Red Bull si tagliava con il coltello e il campione in carica sembrava piuttosto nervoso. L’incidente nelle libere di venerdì confermava quest’impressione. Poi, la pole di sabato ( la 12° in stagione) sembrava aver riportato il sereno. Su di una pista che sembrava fatta su misura per le caratteristiche della vettura austro-inglese, Vettel deve “accontentarsi” di un terzo posto che, in altri frangenti, sarebbe stato accolto con volti da funerale. Qui, invece, dà luogo alla grande festa che sa di liberazione da tanta pressione che gravava su Vettel e sull’intero team. A vincere è stato, per la terza volta in stagione, Button. Già al via, l’inglese tenta il sorpasso all’esterno sul capofila, ma Sebastian si allaga e costringe Jenson a mettere due ruote sul prato. Segue la richiesta via radio di sanzioni ma i commissari di gara non ravvisano scorrettezze. Vettel rimanda il sorpasso solo di un po’. Button è più veloce, soprattutto all’inizio, con le gomme morbide, e riesce a passare sfruttando il secondo pit stop. Non lo riprenderà più nessuno. Ma qui comincia anche la grandissima gara di Fernando Alonso che, al terzo pit stop, sorpassa il tedesco. Incredibile: Ferrari veloce anche con le gomme dure e in grado di rosicchiare 5” sui 6 di distacco da Button. Troppo tardi per impensierire Jenson, ma molto in anticipo sui tabellini di marcia dei tecnici, ormai rassegnati ad una chiusura di stagione in tono minore. Invece, questa Ferrari ha ripreso a correre nella situazione sulla carta meno favorevole. Non se lo spiegare neanche Domenicali: “ Ho chiesto ai tecnici di analizzare bene per capire come mai la combinazione tra effetto-scarichi e pneumatici potesse cambiare così repentinamente la prestazione…”. Nella bagarre accesasi dietro il terzetto di testa, solita bella prestazione a metà per Massa e solito Hamilton che va a “distruggergli la gara”: bandella dell’ala anteriore danneggiata e gara condizionata per un anonimo 7° posto finale. E, anche stavolta, niente penalità per Hamilton, nonostante le ire di Felipe e di tutto il team di Maranello. Un triste film che si ripete con una ciclicità non più accettabile. Ma adesso, il palcoscenico è tutto di Sebastian Vettel e del suo team: dallo stratega, Adrian Newey, al gestore, Chris Horner. Il pilota tedesco è oggi un grandissimo e, vista l’età, non potrà che rimpinguare ulteriormente il suo bottino. E, se è vero che tra le frasi più ricorrenti pronunciate dai colleghi e ricorrente il “ Ha sbagliato pochissimo”, è indubbio che limitare al minimo gli errori sia un pregio di pochi eletti. Se, poi, si guida anche la monoposto migliore, non è certo una colpa. Un 10 e lode al tedesco, dunque, che tiene conto anche della sua umiltà e della sua ironia: “ Io il più giovane bicampione del Mondo? Avete notato che Schumacher è il sette volte campione più giovane della storia?” Di strada per arrivare a Michael ne dovrà percorrere ancora parecchia e Sebastian lo sa. Ma non ne ha paura. Vi pare poco?
Daniele Puppo
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