Ieri la Nazionale femminile di calcio allenata da Milena Bertolini ha debuttato a Valenciennes (Francia) contro l’Australia dopo 20 anni di assenza dal Mondiale. Ora gli italiani si ritrovano a dedicare alle azzurre “Ti amo”, la famosa canzone di Umberto Tozzi che le ragazze cantano in allenamento per caricarsi.
Il mondo cambia e, in questo caso, decisamente in meglio. Il Mondiale femminile di calcio, iniziato venerdì, riempie gli stadi e fa buoni ascolti in tv. “Una volta la gente veniva alle partite per guardarci le gambe. Oggi è il gioco a essere un grande show”, parola del ct Bertolini. Il suo è un gruppo unito, in cui l’affetto è il quid in più. Milena, alla guida della Nazionale dall’agosto 2017, fa riflettere su come è difficile cambiare la mentalità a incominciare dal linguaggio perché le ragazze in allenamento per segnalare l’arrivo di un avversario dicono ancora “Uomo!”: “E’ così ma vorrei si cambiasse. Le parole formano i pensieri e se usi alcuni vocaboli poi anche i tuoi pensieri si orientano in quella direzione. Al posto di “marcatura a uomo” dico “marcatura individuale”. Al posto di “uomo!” preferisco “arriva!”. Con le donne è più difficile cambiare ma con le bambine si potrebbe pensare ad un linguaggio diverso”. Il capitano Sara Gama è entusiasta: “La gente inizia a riconoscersi in noi perché apprezza l’impegno. Il nostro è un calcio più giovane perché si è sviluppato recentemente e ci sono grandi differenze tra le giocatrici. Tutto questo rende l’evento più spettacolare”. Sul gap difficile da colmare rispetto alle squadre più blasonate spiega: “In Francia hanno aperto le accademie fin dal 2000, con ragazzine di 13 anni iscritte alla scuola calcio, creando così l’élite che compone i top club francesi e la Nazionale. Noi abbiamo iniziato ad allenarci così da quattro anni, quando si sono impegnati i club pro”.
Nonostante queste differenze ieri l’Italia, trascinata da una fenomenale Barbara Bonansea (sua la doppietta: al 56’ ruba palla ad un’avversaria e la insacca con una rasoiata a fil di palo e va a segno ancora di testa al 95’, pochi secondi prima del triplice fischio di chiusura), è riuscita a battere in rimonta, dopo un primo tempo sofferto e qualche rete annullata, l’Australia che è sesta nel ranking mondiale. Una beffa considerando che la Federcalcio australiana aveva impedito alle proprie atlete di giocare nel nostro campionato, ritenuto di basso livello e quindi poco competitivo.
Ma su questo nuovo corso della nazionale femminile, dalla capocannoniere a Barbara Facchetti, figlia di Giacinto, alla guida delle delegazione in Francia non nutrono particolari dubbi: “il movimento sta crescendo sotto tutti i punti di vista. Le opportunità, non i compensi, sono il primo problema. Grazie a Figc e grandi club sono stati fatti passi importanti. Prima o poi il calcio al femminile sarà un fatto naturale, come in America”. Tornando al Mondiale venerdì a Reims, capitale dello Champagne, c’è la seconda sfida, contro le giamaicane. Una vittoria, non per forza spumeggiante, garantirebbe la qualificazione diretta agli ottavi. Martedì 18 invece le avversarie più toste, le brasiliane capitanate da Cristiane, la CR7 femminile (è sua la tripletta che ha battuto la Giamaica). In caso di passaggio del turno ci aspetterebbero o gli Stati Uniti campioni in carica o la stessa Francia, o Inghilterra, Germania, Olanda. Il percorso, insomma, è impervio ma l’iniezione di fiducia data dalla prima vittoria, per come è maturata, non può essere poca cosa. Ne è passata di acqua da sotto i ponti da quel lontano 11 giugno 1933, in cui si disputò la prima partita ufficiale in Italia, giocata in gonna, abbigliamento decisamente scomodo. Vogliamo continuare a vedere le azzurre ballare la macarena in calzoncini, perché dentro e fuori il campo sono un vero spettacolo, non solo per gli occhi ma anche per il cuore assetato di emozioni nuove.
Erika Eramo
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