Ai libanesi non sarà permesso vedere nelle sale cinematografiche “Lo sconosciuto del lago”, il film del regista francese Alain Guiraudie, premiato a Cannes con la ‘Queer Palm’.
La drammatica storia in cui si racconta di un amore gay sulle rive di un lago del sud della Francia è stata censurata dall’apposita commissione creata dal ministero degli interni libanese.
Spesso considerato uno dei Paesi più liberi del vicino Oriente, il Libano si dimostra ancora particolarmente ostile nei confronti dell’omosessualità che l‘art. 534 del codice penale locale punisce come “tutti gli atti sessuali contro natura”. La legislazione libanese prescrive anche “test per determinare l’orientamento sessuale di una persona”. Qualsiasi individuo arrestato e condotto in caserma può essere sottoposto a questa forma di ‘controllo sessuale’ qualora gli agenti di polizia lo ritengano necessario.
E’ noto anche che i rapporti fra Libano e Francia affondano le proprie radici nella storia, tanto che ancora oggi la lingua francese è di uso comune e per molti libanesi Parigi è quasi una seconda casa. Eppure, la recente legalizzazione delle unioni gay da parte del presidente Hollande non ha incontrato il gradimento della elite politica libanese. Tanto da far sostenere al ministro
degli Interni, Marwan Charbel, che
“il Libano ribadisce la sua ostilità all’omosessualità”.
Di qui l’allarme lanciato dal blogger Elie Fares, secondo cui il Paese dei cedri si appresta a diventare una ‘no-gay zone’.
Beirut è dunque un paradiso di libertà imperfetto: agenzia di viaggi (la ‘LebTour’) esclusiva per una clientela omosessuale a parte, è più che evidente, anche alla luce delle censure cinematografiche, che l’omosessualità resta un fenomeno tollerato piuttosto che socialmente accettato.
A.B.