La missione della Nato in Libia sarà prolungata per altri tre mesi, ma ogni 30 giorni gli alleati compieranno una verifica in base agli sviluppi della situazione sul terreno: è questa la decisione che il Consiglio atlantico, a livello degli ambasciatori, dovrebbe finalizzare oggi a Bruxelles, secondo fonti qualificate. Il mandato di Unified protector scade il 27 settembre. Se le attese della vigilia saranno confermate, la missione sarà prolungata formalmente fino al 27 dicembre, perché normalmente le missioni Nato vengono prorogate di tre mesi in tre mesi, per ragioni di programmazione militare. Ma nel caso della Libia, sarà introdotto il criterio della verifica mensile, dopo i primi 30 giorni: quindi al 27 ottobre.
Oltre alla decisione sulla durata, gli ambasciatori dei 28 alleati si confronteranno domani anche sul carattere della missione militare, alla luce della nuova risoluzione Onu (2009). Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu, all’unanimità, ha infatti deciso venerdì di ridurre l’embargo d’armi alla Libia, oltre che di diminuire le sanzioni contro Tripoli e di appoggiare formalmente il Consiglio nazionale di transizione (Cnt), che sara’ assistito da un missione ad hoc del Palazzo di Vetro (Unsmil, United Nations Support Mission in Libya), che avra’ un mandato iniziale di tre mesi. In particolare, il documento prevede che l’embargo d’armi, imposto dalla risoluzione 1970 approvata dal Consiglio all’inizio del conflitto, ”non venga applicato” alle armi ”usate per la sicurezza o l’assistenza al disarmo”. Al momento, la missione Unified protector, che ha il mandato di proteggere la popolazione civile, si sviluppa con tre operazioni: l’embargo marittimo, l’embargo delle armi e la no fly zone.”La Nato ha chiesto che la missione in Libia duri per altri tre mesi, l’Italia non ha ancora deciso, daremo la disponibilità delle basi, ma l’idea è di partecipare coprendo parte delle spese con i risparmi messi in moto dal ministero”. Lo ha affermato il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, a Catania, prima di recarsi alla base militare di Sigonella. “E’ chiaro che non è detto che la missione duri tre mesi, può essere anche di meno”, ha aggiunto il ministro, spiegando che “la decisione dell’Italia sarà, eventualmente, di muoversi all’interno della Nato e che l’intervento del nostro Paese dovrà avvenire con le risorse disponibili”. La Russa ha sottolineato come “anche l’intervento in Libia sia tema di scontro politico ideologico”. “Per alcuni – ha osservato – non dovevamo intervenire, per quelli stessi adesso siamo in ritardo rispetto a Francia e Gran Bretagna. Tutto pur di attaccarci”. La missione della Nato proseguirà “sino a quando la popolazione libica sarà minacciata”. A dirlo è stato lo stesso Barack Obama, a margine della riunione sulla Libia in corso al Palazzo di Vetro. Il presidente americano ribadisce anche l’invito alle forze leali a Gheddafi “a deporre subito le armi”. “Il popolo libico sta scrivendo un nuovo capitolo nella vita del proprio Paese”: lo ha detto il presidente Usa, Barack Obama, sottolineando come in Libia servono ora “elezioni libere e giuste”.La bandiera tricolore dei ribelli della Libia, con la mezzaluna islamica al centro, sventola nel frattempo davanti al Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite, al posto della bandiera verde dell’era di Muammar Gheddafi. Il vessillo nero, rosso e verde con la mezzaluna e’ stato collocato ieri, a fianco della bandiera blu delle Nazioni Unite, anche nella sala che ospita la riunione sulla Libia, cui partecipano, tra gli altri, il presidente Usa Barack Obama e il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon. Ma continuano gli scontri. Un generale delle forze pro-Gheddafi è stato catturato nel sud della Libia. A riferirlo un responsabile del Consiglio nazionale di transizione (Cnt, il governo degli insorti). “Il generale Belgacem Al-Abaaj, capo dell’intelligence del regime di Gheddafi nella regione di Al Khofra, è stato catturato lunedì intorno alle 17 fra la città di Sebha e Oum Alaraneb”, ha annunciato Mohamed Wardougou, rappresentante della “brigata scudo del deserto” a Bengasi. Il generale Al-Abaaj “è stato catturato in compagnia di membri della sua famiglia, mentre erano a a bordo di cinque veicoli 4×4 – ha aggiunto Wardougou, fratello del capo della brigata, Barka Wardougou, della tribù Tubu -. Questo generale ha commesso diversi crimini a Al Khofra (estremo sud, n.d.r.) e quando questa città è stata liberata, è fuggito verso al Jufra (centro, n.d.r.). Comandava le operazioni di sabotaggio dei pozzi di petrolio”. Secondo Wardougou, gli insorti sarebbero entrati a Sebha e avrebbero “preso l’aeroporto, la cittadella e la caserma Fares. I combattimenti proseguono in alcuni quartieri”.
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