E’ stato osservato già a fine lockdown con una certa preoccupazione: il solo reato cresciuto durante il periodo di clausura anti Covid-19 è lo strozzinaggio, ovvero l’attività illegale che svolgono i prestatori di denaro ad interessi da capogiro.
Ora è la DIA a lanciare l’allarme. Nel resoconto ultimo, la Direzione investigativa antimafia descrive in Campania uno scenario in cui la Camorra si rafforza in un tessuto sociale molto complesso e si infiltra nell’economia locale puntando a settori come videogiochi, ristorazione, comparto turistico-alberghiero, edilizia, rifiuti. Comparti tutti, tranne quello dei rifiuti, in grave perdita causa l’assenza prolungata e obbligata di lavoro. I dati dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata confermano il potere economico acquisito da una delle più potenti organizzazioni criminali mafiose: nella regione campana sono in corso procedure per la gestione di 2.360 immobili confiscati mentre 234 fra abitazioni, terreni, imprese edili, strutture ricettive e attività commerciali, sono stati già destinati.
Che “l’aspetto della paralisi economica” collegata alla pandemia del coronavirus potesse “aprire alle mafie prospettive di espansione e arricchimento paragonabili ai ritmi di crescita che può offrire solo un contesto post-bellico”, la Dia lo aveva messo nero su bianco nella sua sintesi relativa al secondo semestre del 2019. Aveva previsto addirittura “un doppio scenario”: “un primo di breve periodo, in cui le organizzazioni mafiose tenderanno a consolidare sul territorio, specie nelle aree del Sud, il proprio consenso sociale, attraverso forme di assistenzialismo da capitalizzare nelle future competizioni elettorali. Un supporto che passerà anche attraverso l’elargizione di prestiti di denaro a titolari di attività commerciali di piccole-medie dimensioni, ossia a quel reticolo sociale e commerciale su cui si regge l’economia di molti centri urbani, con la prospettiva di fagocitare le imprese più deboli, facendole diventare strumento per riciclare e reimpiegare capitali illeciti”.
“Un secondo scenario – prosegue la relazione – questa volta di medio-lungo periodo, in cui le mafie – specie la ‘ndrangheta – vorranno ancor più stressare il loro ruolo di player, affidabili ed efficaci anche su scala globale. L’economia internazionale avrà bisogno di liquidità ed in questo le cosche andranno a confrontarsi con i mercati, bisognosi di consistenti iniezioni finanziarie”.
A ciò bisogna aggiungere che la precarietà occupazionale, congenita in molte aree del Sud, continua ad essere una leva per le organizzazioni criminali più consolidate che si sostituiscono a uno Stato assente attuando una sorta di economia parallela, molto competitiva e che si accredita presso la popolazione come unica fonte certa di reddito. In Campania, inoltre, c’è il rischio concreto che le endemiche sacche di povertà e la ridotta possibilità di disporre di liquidità finanziaria possano ulteriormente rafforzare il ruolo delle organizzazioni criminali come welfare alternativo allo Stato e punto di riferimento sociale.
D’altro canto, anche il reddito di cittadinanza rdc) è stato un flop accertato dalla Corte dei Conti: oltre a non aver potuto esaurire le richieste – ne sono state accolte solo un milione a fronte di due milioni e quattrocento ricevute – non è servito nemmeno come trampolino di lancio per trovare un lavoro di cui ha beneficiato a tutt’oggi solo il 2%.
La crisi economica in atto da oltre un decennio, la pandemia che si protrae da febbraio e l’incapacità politica a gestirla oltre ai ritardi nell’erogazione di sussidi – bonus e cig – alternativi alla busta paga sospesa o, peggio, mai esistita per i lavoratori in nero, non possono che avere accresciuto una situazione di grave disagio che colpisce famiglie intere come imprenditori, aziende quartieri, città. Creando un problema tutt’altro che piccolo, cui le banche interpellate non hanno dato adeguate risposte. Obbligando quindi, una volta trovate chiuse tutte le porte, comprese quelle di parenti e amici, a bussare al delinquente più immondo: il cravattaro, come lo chiamano a Roma; il vampiro com’è appellato al Nord. Perché è l’unico che senza batter ciglio ti procura nel tempo massimo di 48 ore la cifra che ti serve. A un prezzo insostenibile, ma questo lo si comprende, purtroppo, solo dopo.
Un tempo l’usura non era una pratica mafiosa: le organizzazioni criminali quasi sempre la rifiutavano (come la prostituzione) perché considerata un’attività disonorevole. In realtà, dietro alla scusa dell’onore c’era la logica del consenso: essere percepiti come strozzini non garantiva né il consenso né il rispetto fondamentali per il potere del boss. Ma, come si dice, più dell’onor potè il digiuno. Così, da qualche anno le mafie usano direttamente la pratica usuraria, in particolare il prestito alle aziende: è un modo per appropriarsene divorandole da dentro con i debiti. Alla finese le faranno intestare oppure le compreranno per qualche spicciolo, e insieme compreranno la vita di chi è in difficoltà. Mors tua vita mea.
Per questo motivo sarebbe stato necessario che il governo di Giuseppe Conte fosse intervenuto già prima della fine del lunghissimo lockdown, elargendo ad ogni cittadino in stato di necessità una cifra a fondo perduto. Come hanno fatto la Germania e Francia. Il grado di civiltà si misura dalla cura dei deboli. Pe questo Italia continua a scendere la sua china.
A.B.
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