L’inchiesta portata avanti dalla Guardia di Finanza, relativa ai bilanci dei gruppi del Consiglio regionale della Calabria, continua a riservare sorprese. Non certo piacevoli. Dai conti dei politici, infatti, è emerso di tutto: dai 70 centesimi per un caffè a fatture inspiegabili da migliaia di euro.
Massimo riserbo sui nomi dei dieci consiglieri indagati, insieme a tutti i direttori amministrativi dei gruppi di Palazzo Campanella. L’accusa dei magistrati è quella di aver utilizzato soldi pubblici per attività non istituzionali.
E scorrendo la lista delle spese, di certo non si può pensare che sia un’accusa infondata. Multe per eccesso di velocità, viaggio e auto di lusso, cene da 20 persone, gratta e vinci, iphone, ipad, ricariche del telefono, detersivi, tagliandi delle auto, tasse all’Agenzia delle Entrate, persino dei biglietti per spettacoli di lap dance, considerata quest’ultima evidentemente una attività istituzionale…
Gli inquirenti soprattutto stanno cercando di far luce sulle spese non giustificate, ovvero tutto quel denaro registrato in entrata nei bilanci, di cui però manca la documentazione in uscita: si tratterebbe di circa un milione di euro.
Al momento nell’inchiesta sono coinvolti due politici di centrosinistra e otto di centrodestra. Alcuni di loro sono stati eletti in Parlamento.
Vale la pena ricordare che questa situazione non è una peculiarità del sud Italia. Tutt’altro. L’indecenza della politica nostrana riguarda infatti tutta la penisola: in Lombardia, per esempio, sono ben 40 i consiglieri (Pdl e Lega) iscritti nel registro degli indagati per le spese pazze. Ancora, a Torino, 4 politici regionali hanno utilizzato i soldi pubblici per pagare bagnoturco e night club. E stendiamo un velo pietoso sulla situazione della regione Lazio.
Eppure, la spending review del governo Monti è reale, ha fatto di più e di peggio: ha dimezzato le sovvenzioni agli studi per i figli dei “Servitori del Paese”, caduti o rimasti invalidi mentre svolgevano (loro sul serio) il proprio dovere istituzionale.
L’associazione “Vittime del Dovere”, informata per caso, ha mandato una lettera di protesta al Capo dello Stato Giorgio Napolitano: “Con grande sorpresa abbiamo appreso che la presidenza del Consiglio dei Ministri ha dimezzato gli importi delle borse di studio che tradizionalmente vengono elargite a favore dei figli delle vittime del dovere. Ricordiamo che il diritto allo studio è quanto di più prezioso resta a chi ha perso un genitore in nome della Patria. Con questa riduzione della metà dei fondi prevista dalla Legge di Stabilità probabilmente non ci si accorge che si è molto lontani da un’idea di tutela, poiché gli attuali importi delle borse di studio coprono solo una parte dei costi che le famiglie devono sostenere per l’istruzione e l’esiguità del nuovo contributo non consente ai familiari di avere un adeguato sostegno”.
C.D.
Napoletano, 44 anni, giornalista professionista con 17 anni di esperienza sia come giornalista che come consulente in comunicazione. Ha scritto di politica ed economia, sia nazionale che locale per diversi giornali napoletani. Da ultimo da direttore responsabile, ha fatto nascere una nuova televcisione locale in Calabria. Come esperto, ha seguito la comunicazione di aziende, consorzi, enti no profit e politici. Da sempre accanito utilizzatore di computer, da anni si interessa di internet e da tempo ne ha intuito le immense potenzialità proprio per l'editoria e l'informazione.
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