Con un meccanismo “chiaro, semplice e veloce” lo Stato, entro la prossima primavera, rimborserà alle imprese quaranta miliardi di euro. Forse anche di più. E tutto questo nel rispetto del rapporto deficit Pil, che secondo il decreto varato dal consiglio dei ministri resterà ancorato al 3%, e degli impegni presi dal nostro Paese nei confronti di Unione europea e Bce. Quasi la metà di questo debito, oggi in mano alle banche cui le imprese avevano ceduto il credito, sarà pagato con emissione di Buoni del Tesoro ad hoc. Per il resto sarà la cassa depositi e prestiti a garantire i pagamenti che cominceranno ad affluire al sistema produttivo entro pochissime settimane.
Un’altra novità importante è rappresentata dalle regole di rientro. Per la prima volta non dovranno essere i creditori strozzati nei loro diritti a doversi accreditare con faticose ed ignobili procedure, ma sarà la pubblica amministrazione a fare gli elenchi degli aventi diritto a partire dalle pratiche più vecchie che in qualche caso, giacciono nei cassetti, anche da ottocento, mille giorni. Con un decreto sofferto ma riparatore lo Stato ha dunque deciso di porre fine ad una autentica vergogna nazionale ridando fiato ad una economia sdraiata che comunque, è bene ricordarlo, necessita di ben altro che il semplice saldo di conti in sospeso.
Detto questo un commento va fatto sulle ragioni, quelle vere che tanti sapevano, di questo meccanismo tanto perverso quanto ingiusto perpetrato a danno dell’intera società italiana. Lamentandosi delle accuse piovutegli addosso Monti ha spiegato con malcelato fastidio e “leggera indignazione” che la questione delle mancate erogazioni della PA si è aggravata endemicamente “negli ultimi dieci anni”, da quando cioè i governi in carica (di destra e di sinistra), hanno sistematicamente aggirato ed eluso le leggi. “Quando i vincoli di obbligo-disciplina si facevano più stringenti -ha spiegato Monti difendendo la legge Salva Italia ( che sarebbe più corretto definire salva banche)- le amministrazioni rispondevano con atteggiamenti e formalità che scaricavano gli oneri sul futuro, sulle imprese e i cittadini”. Omettendo di dire che per sedici mesi, gli ultimi della storia repubblicana, il suo governo ha operato esattamente alla stessa stregua di quanti lo hanno preceduto, Monti conferma che lo Stato ha consapevolmente e dolosamente messo in difficoltà migliaia di imprese e milioni di cittadini che hanno pagato (anche con la vita) un colossale imbroglio messo in piedi per non togliere nulla al sistema dei partiti, ai costi della politica e alle spese irrazionali, allegre e balorde della pubblica amministrazione centrale e periferica. Non si pagava per rilanciare l’economia e produrre ricchezza, tutelando il cittadino, ma in compenso si pagavano,puntuali come non mai, i debiti e gli imbrogli della casta politica. Stupefacente. Parola di Monti.
Lo Stato negli anni in cui portava il carico fiscale dei cittadini italiani al 52%, decidendo in maniera arbitraria di non pagare i suoi debiti, tratteneva illegittimamente qualcosa come 130 miliardi di euro, acconsentendo a che molte amministrazioni si imbottissero di titoli tossici e derivati per fare finanza allegra e irresponsabile. Una scelta scaricata sulla cittadinanza attraverso disservizi , aggravio di tasse, sprechi e guadagni illeciti di amministratori e politici impegnati a sopravvivere a dispetto di tutto e tutti. Di fronte ad un quadro cosi desolante, il presidente del consiglio fa bene a lamentarsi ma, per favore, essendo lui un corresponsabile di questa situazione, l’indignazione la lasci agli altri, la lasci alle vittime di questo vergognoso stato di cose.
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