“Ogni cosa ha sempre il suo prezzo, soprattutto se è gratis, perché in quel caso il prodotto che vendono sei tu”. Gianluigi Paragone, giornalista, senatore 5 stelle, è schietto e diretto alla presentazione del suo libro “La vita a rate”, alla libreria Horafelix di Roma.
Nel mondo contemporaneo i desideri e l’idea che tutto sia possibile sono diventate caratteristiche inscindibili dell’esistenza. Sottoposti ad essere connessi, in ogni tempo, ci troviamo ingabbiati nella realtà virtuale. La rete diventa lo strumento per renderci schiavi, prigionieri e mercificati. Nasciamo già con il desiderio di possedere e ci indebitiamo ancor prima di imparare a parlare. Il linguaggio non conta più, internet conosce le nostre vite e i nostri desideri, diventiamo vittime di algoritmi che regolano le nostre esistenze in un’incontrollabile e subliminale ricerca di possedere.
Paragone è chiaro:” L’inganno neoliberista è l’illusione che tutto sia possibile e poi ti ritrovi in trappola. E la colpa è tua. Sei stato cattivo, peccatore, hai ceduto alle tentazioni, hai vissuto sopra le tue possibilità. Ti sei indebitato. Sei captivus, che in latino significa prigioniero. Le sofferenze sono il tema centrale del dibattito economico tra le nazioni capitalistiche, dall’Europa, all’America. E mentre il mondo dibatte sul debito, il sofferente, il cittadino, viene sacrificato.”
Allarmanti i dati sui suicidi in Italia, 1300 dal 2012 al 2017. Nel primo semestre 2018 altri 350, di cui il 42 per cento sono piccoli e medi imprenditori. Mentre il mercato della sofferenza non si racconta, è meno rischioso parlare dei migranti, anzi, affatto rischioso, non devi provare le loro storie, e i cattivi sono quelli che non accolgono. Ma a toccare le banche, i potenti uffici legali, si rischia molto.
Lo stravolgimento del linguaggio nelle ultime due generazioni ha prodotto un’illusione e deteriorato la società contemporanea, si sono sostituiti termini italiani con parole anglofone o modernizzati con dei simboli, come il famoso 2.0 (“duepuntozero”), tanto attrattivo per le nuove generazioni e per i politici di questi tempi. Eppure dal metodo espositivo si potrebbero capire le differenze tra contenuti e forma. Oggi si usano delle espressioni come “ho un matrimonio felice”, anziché “sono felicemente sposato”, “ho amore per te”, invece di “sono innamorato”, piccoli esempi dove anche i sentimenti si trasformano in possesso.
Eppure “avere” era un concetto per le passate generazioni che aveva un peso determinante nel fare delle scelte economiche. Chi dimentica l’uso delle espressioni “ora non si può, siamo a fine mese”, “non ce lo possiamo permettere” e tante altre parole come “sacrificio”, che hanno scandito come un mantra la crescita dei nostri padri. Già, proprio quelle generazioni senza rete, senza connessione, senza stimolazione continua alla partecipazione virtuale. Oggi non essere nel web è sinonimo di emarginazione.
La rete è diventata monopolio dei più forti e si è trasformata in un incubo-prigione: Facebook, Google, Amazon, Apple, ci tengono impigliati e ci portano dove vogliono loro. Noi stessi abbiamo consegnato loro tutto di noi e questo è l’oro con cui fanno business e si arricchiscono, vendendo i nostri dati: sono i mercanti delle nostre vite. Vite appoggiate sul web. Si è creato il “capitalismo della sorveglianza”. Tutte le nostre navigazioni sono controllate. I colossi americani fanno finta di abbagliarci con metodi democratici, in verità, ci rendono schiavi, decretando la fine dell’educazione, del rispetto, della fratellanza, dell’espressività delle emozioni.
La casa è robotica, lo smartphone ci guida, gli oggetti parlano, tutto l’ordine meta-relazionale è cambiato per sempre.
Come uscire da questa gabbia?” Conoscendo valori e cultura, investendo in un’istruzione attenta e responsabile, assaporando una buona alimentazione, crescendo i figli con amore e attenzione, insegnando la cultura del rispetto e dell’accoglienza, dedicando tempo all’incontro reale e non virtuale”.
Dovrebbe tornare il tempo degli sguardi, dell’odore e dell’abbraccio.
Indietro non si torna, lo sappiamo bene, ma Gianluigi Paragone, con il suo libro, ha acceso un faro e ci offre la possibilità di prendere coscienza che, se restiamo impigliati nella “rete”, la società del futuro non avrà scampo, sarà vittima di desideri indotti e debiti impagabili. Senza libertà, ovvero continuando a non renderci conto che viviamo in un nulla, senza testa e animo, al servizio del profitto, del denaro e dei falsi bisogni eteroguidati, saremo tutti prigionieri.
Barbara Ruggiero
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