«La Madonna non manda emissari». Appena pochi giorni fa, di ritorno da Sarajevo, conversando sull’aereo con i giornalisti al seguito del suo viaggio, papa Francesco aveva creato una certa attesa sull’imminente giudizio della Chiesa relativamente alle asserite apparizioni mariane, testimoniate da sei veggenti fin dal 1981. Apparizioni che hanno trasformato la cittadina bosniaca in una meta di pellegrinaggio di milioni di persone.
Ma oggi, nell’omelia di a Santa Marta, il Pontefice ha voluto abbreviare i tempi criticando «quelli che sempre hanno bisogno di novità dell’identità cristiana». «Non siamo persone che seguono una filosofia – ha ricordato Bergoglio – siamo unti e abbiamo la garanzia dello Spirito; l’identità cristiana è concreta». Il Santo Padre ha preso spunto dalla Prima Lettura (2 Cor 1, 18-24), nella quale Paolo parla ai Corinzi dell’identità cristiana per sottolineare come la nostra vita debba essere un lungo cammino, durante il quale rimanere fedeli, lasciandoci guidare dalla terza persona della Trinità, lo Spirito Santo. Per far questo bisogna fare attenzione, però, a quei comportamenti che possono impedire la fedeltà o annacquare la nostra identità. Due in particolare: la “voglia di ricercare sempre una novità, di vivere nell’attesa di un messaggio di un veggente”, e poi la mondanità che impedisce di dare testimonianza di Gesù Cristo e tenta di farci “adattare alle cose fino a perdere il sapore del sale”.
Il riferimento a quanto accade nel Santuario della Bosnia e alle apparizioni verso le quali in Vaticano c’è un forte scetticismo, non è nemmeno troppo velato: «Ma dove sono i veggenti che ci dicono oggi la lettera che la Madonna manderà alle 4 del pomeriggio e vivono di questo?», si è chiesto. «Questa – ha affermato Papa Francesco – non è identità cristiana. L’ultima parola di Dio si chiama “Gesù” e niente di più».
Sul problema di Medjugorje Papa Benedetto XVI, a suo tempo, aveva nominato una commissione presieduta dal cardinale Camillo Ruini. Lo aveva ricordato Papa Francesco ai giornalisti durante in colloquio in volo. Un lavoro, “un bel lavoro“, durato qualche anno e poi affidato all’attuale Pontefice. Poi, proprio lui, papa Francesco, era rimasto sul vago riguardo alle conclusioni e al momento il cui le avrebbe rese note.
Oggi Ruini al Corriere della Sera ha lasciato aperte tutte le porte: «Io non so quale sarà il giudizio conclusivo. Noi abbiamo fatto solo un proposta articolata, dopodiché sarà la Congregazione per la Dottrina della Fede a prendere le decisioni che poi saranno presentate al Papa: l’ultima parola, com’è naturale, sarà quella del Santo Padre».
Fino ad oggi, la posizione della Chiesa su Medjugorje era quella sintetizzata nel 2007 dal cardinale Tarcisio Bertone: «Tutto è rinviato alla dichiarazione di Zara del 1991, che lascia la porta aperta a future indagini». Il 10 aprile 1991 i vescovi dell’allora Jugoslavia, riuniti a Zara, emisero una dichiarazione congiunta nella quale si affermava: «Sulla base di quanto finora si è potuto investigare, non si può affermare che abbiamo a che fare con apparizioni e rivelazioni soprannaturali». Non constat de supernaturalitate, cioè «non consta la soprannaturalità. Espressione prudenziale che vale a dire che non essendo stati i vescovi in grado né di approvare né di bocciare, segno che se non vi erano elementi sufficienti per dire «sì», non si può neanche escludere la soprannaturalità dei fenomeni.
Questa mattina, infine, le dichiarazioni a sorpresa di Papa Francesco.
A.M.
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