Si leggeva nei suoi occhi azzurri la bontà del suo animo. Una bontà che andava ben oltre la serietà, la passione e l’efficienza con la quale da dieci anni svolgeva il suo incarico di servitore dello Stato.
Mario Cerciello Rega, il vicebrigadiere ucciso a coltellate nella notte tra il 25 e 26 luglio nel quartiere Prati a Roma, dal 2009 svolgeva servizio come volontario per la delegazione romana dell’Ordine di Malta, distribuendo pasti ai senzatetto e alle persone in difficoltà nelle stazioni di Termini e Tiburtina. Un impegno costante e regolare portato avanti con dedizione e passione. Per questo nel 2013 gli era stata conferita un’onorificenza al Merito Melitense”.
Lo riferisce l’Ordine di Malta che sottolinea ancora come si potesse contare sulla sua costante partecipazione “agli interventi su strada programmati due volte a settimana nella tarda serata, in aree critiche Capitoline come le maggiori stazioni ferroviarie ove è più solito trovare persone bisognose ed emarginate”. Un impegno che gli è valso il conferimento di una medaglia di bronzo con spade dall’allora Gran Priore di Roma, Fra’ Giacomo Dalla Torre del Tempio di Sanguinetto, attuale Gran Maestro dell’Ordine di Malta. Ma Mario era anche il carabiniere che prendeva ferie per accompagnare e assistere le persone malate nei pellegrinaggi dell’Ordine di Malta a Lourdes e a Loreto, insieme alla moglie anch’essa volontaria dell’Ordine.
“Un uomo d’altri tempi”. Ecco cos’era il trentacinquenne sposato da soli 43 giorni. “Non ci sono parole. Un ragazzo nobile, di nobili sentimenti. Era tanto generoso, mi accompagnò all’ospedale Bambino Gesù dove stavo andando a portare mia figlia piccola. Era sempre disponibile, gli dicevo ‘Sei un uomo di altri tempi'”. Lo ricorda così Elisabetta, la donna che con una lettera “scritta di notte”, la notte in cui fu da lui accompagnata d’urgenza all’ospedale dei bambini, testimoniò il gesto di amore del carabiniere. Piange e si asciuga le lacrime con il fazzoletto mentre, con voce rotta, ricorda quella corsa in ospedale con Mario per salvare la sua bambina: “Mi aveva accompagnato lui ed era rimasto tutta la notte. Gli dicevo ‘Vai via’, ma lui mi rispondeva che no, che sarebbe rimasto. Non potevo non condividere questo momento e scrissi tutto in una lettera con il cuore. Rischiano tanto, sempre, questi ragazzi, ma negli occhi di Mario si leggeva la bontà d’animo”.
Amava il suo lavoro, Mario, lo racconta il cugino: “Consigliava a tutti di mettere l’uniforme, non solo alla sorella (oggi 19enne, ndr). Ha avuto conferma di essere entrato effettivo nell’Arma dei carabinieri, due giorni dopo la morte del padre avvenuta dieci anni fa per una ischemia cerebrale, e si è sposato il giorno dell’onomastico del padre Antonio. Ci raccontava i servizi e gli arresti che faceva”.
Sul profilo Facebook dei Carabinieri un messaggio saluta il vice brigadiere barbaramente ucciso:
“Nella sua nuda essenza anche la tragedia più grande è fatta di numeri: il vice brigadiere Mario Cerciello Rega aveva 35 anni, era sposato da 43 giorni e 13 ne erano passati dal suo ultimo compleanno. E’ morto stanotte a Roma per 8 coltellate, inferte per i 100 euro che i 2 autori di 1 furto pretendevano in cambio della restituzione di 1 borsello rubato. In gergo si chiama Cavallo di ritorno”. “Ma quei numeri non sono freddi: sono il conto di un’esistenza consacrata agli altri e al dovere, di una dedizione incondizionata e coraggiosa, di un amore pieno di speranze e di promesse. E la tragedia reca la cifra più alta: l’infinito. Il più vivo dolore per una mancanza che affligge 110 mila carabinieri. Il più vivo cordoglio ai Suoi cari, che stringiamo in un immenso, unico abbraccio”.
Una tragedia che quando è stato postato questo messaggio non era ancora chiara come dopo la confessione, la notte scorsa, di uno dei due americani fermati in Prati. Due turisti truffati da un pusher, un italiano, che al posto di cocaina aveva venduto loro aspirina polverizzata. Una volta accortisi della truffa i due americani erano tornati indietro per riavere i propri soldi o quantomeno qualche dose buona in cambio del denaro pagato. Davanti al diniego, hanno strappato al pusher il borsello e sono fuggiti. Contattati poi dallo stesso, essendo in possesso anche del suo telefonino, avevano pattuito uno scambio – non un ‘cavallo di ritorno’ di cui impropriamente si è parlato all’inizio – proprio sul luogo dove Mario è stato accoltellato: i due carabinieri, allertati dall’italiano che aveva omesso l’effettivo motivo del furto ma teneva a recuperare borsello e contenuto, si sono presentati all’appuntamento con gli americani in borghese. Uno dei due turisti si era premunito di coltello. Il resto è cronaca già tristemente nota.
Lunedì mattina si compirà l’ultimo atto di questa assurda vicenda la cui conclusione doveva essere scritta nel destino di Mario: una vita troppo breve ma molto intensa nell’impegno che ha voluto vivere in parte in divisa e in parte in abiti informali, ma sempre al servizio del suo prossimo.
La chiesa dedicata a Santa Maria del Pozzo, a Somma Vesuviana, sua città natale, dove il giorno in cui si festeggia Sant’Antonio sono state celebrate le nozze con Rosa Maria, lo accoglierà per l’estremo saluto e la benedizione solenne che lo accompagnerà nell’ ultimo viaggio.
A.B.
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