“Contento di uscire fuori dai canoni della Rai…”. Per parlare di calcio ci siamo trattenuti un po’ con il giornalista, Mario Mattioli conduttore di trasmissioni storiche come “Sabato Sprint”, “La Domenica Sportiva” e “90°Serie B”, che l’8 novembre sarà presente nel format ideato da Passione del Calcio, “Football Outside The Box”, presso il Dabliu Eur (in Viale Egeo 98 a Roma).
Un suo ricordo d’inizio carriera?
Un direttore artistico Rai ad un provino mi fece fare una cronaca di calcio senza le immagini. Poi la prova continuò con il resoconto di una di tennis, pugilato, e atletica. Dopo un bel po’ mi interruppe e mi disse: “Ok Mattioli conosci lo sport, ma con questa voce non potrai mai fare questo lavoro”. Dal fondo dello studio, giunsero queste parole in mia difesa: “Ma vaffanculo non dire cazzate…”. Quella voce era quella del collega che poi mi avrebbe aiutato nel mestiere, il grande Gilberto Evangelisti.
Gilberto Evangelisti a parte, un giornalista di oggi a cui si sente particolarmente legato?
Sono in buoni rapporti con tutti, ma se c’è una persona con cui mi confronto sempre è Antonio Di Bella, Direttore di RaiNews24. E’un professionista dal multiforme ingegno.
Il ricordo più bello di una partita della Nazionale?
Quella del 3 settembre 2000 a Budapest. Ungheria-Italia finì 2-2 con una doppietta di Inzaghi. Non solo una bellissima partita in termini di qualità del gioco ma fu anche molto emozionante. All’inno ungherese cantarono 80.000 persone. In panchina era da poco subentrato il Trap al posto di Zoff. Questa partita mi è rimasta nel cuore.
C’è un calciatore azzurro cui è molto legato?
Ho un rapporto molto stretto con Baggio. Ma anche con Di Francesco, Zambrotta e Buffon. La sorelle di Gigi sono campionesse di pallavolo (ndr, Mattioli è il fondatore della squadra femminile Roma Pallavolo).
A proposito della pallavolo, il 28 ottobre è stato l’anniversario dell’Italia campione del mondo. Sono passati 26 anni da quel dream team guidato da Velasco. Differenze con l’Italia di questa ultima Olimpiade?
La differenza sostanziale è che ognuno dei giocatori del ’90 (Giani, Lucchetta, Bernardi, Gardini per citarne alcuni) era un idolo che ha rappresentato e rappresenta tutt’ora un’epoca. Sono personaggi con un loro indiscusso fascino. Oggi fa notizia Ivan Zaytzev (detto lo Zar), anche per via dei tatuaggi e della pettinatura. Ma gli altri?
Visto che mi cita Baggio, il divin codino, quale è secondo lei la partita più bella che ha disputato?
Tutte. In particolare mi ricordo un Bologna-Milan (3-0), in cui realizzò 2 gol e fece tre pallonetti in area. Alcuni giornalisti cronometrarono gli applausi della curva milanista: 5 minuti ininterrotti. Ricordo con affetto anche un Brescia-Inter (1-0). Per tutto il primo tempo Roby prende sì e no tre palloni. Molti volevano sostituirlo. Al 91’ grazie ad un rigore regalò i tre punti al Brescia. A fine partita scesi giù per andare a salutare Roby e sentivo le urla di Mazzone. A un certo punta fa ai suoi: “Ahoo mo ve lo dico…Baggio non si toglie mai!”. E’vero, un campione non si toglie mai, perché può sempre risolverti le partite. Lo abbiamo visto anche con Totti in questo finale di stagione.
Una cosa di cui va fiero?
Ho portato nelle telecronache il “gol gol gol” alla brasiliana.
La trasmissione a cui è maggiormente legato?
I due anni e mezzo di Sabato Sprint. Rilanciai la trasmissione che, di sabato sera e trattandosi degli anticipi, va gestita in una certo modo. Purtroppo dopo cominciò a perdere appeal fino ad essere eliminata. Ho un buon ricordo anche della Domenica Sportiva.
Un consiglio per i giovani che vogliono fare giornalismo?
Occorre una raccomandazione importante per essere assunti e, quindi, tanta fortuna. E’ inutile prenderci in giro. Poi al momento giusto, per orgoglio, va dimostrata la propria competenza.
Cosa si aspetta dal nostro format Football Outside The Box?
Una bella serata, in cui parlare liberamente con la giusta provocazione che, se costruttiva, rende tutto più interessante. Sono contento di uscire per una sera fuori dai canoni farisei della Rai.