C’e’ chi sostiene che la vita coniugale sia una prigione. Se ci fosse qualcuno pronto a smentire un tale assunto consideri l’esperienza di altri suoi consimili, che magari la prigione la conosco davvero e possono parlare con cognizione di causa. Come, ad esempio, l’uomo sottoposto ai domiciliari in zona Oltrarno, a Firenze, che questa mattina, intorno alle 6, ha chiamato i carabinieri minacciando di buttarsi dal balcone se non fosse stato subito riportato in carcere. Si tratta di un tunisino di 40 anni che dalle forze dell’ordine s’e’ fatto trovare pronto, vestito di tutto punto, il borsone con i suoi effetti personali preparato insieme ai documenti che spiegano la sua posizione giuridica da quando e’ entrato nel carcere di Sollicciano, a quando ne e’ uscito per scontare il resto della pena presso la propria abitazione.
I militari lo hanno invitato a rientrare spiegandogli che non poteva essere ricondotto in carcere senza un provvedimento del giudice, quindi doveva calmarsi e rimanere presso il proprio domicilio. Tutto inutile: in evidente stato di agitazione, il 40enne ha detto di essere troppo arrabbiato e nervoso per l’obbligo di rimanere in casa con sua moglie e con i figli. Nonostante i tentativi dei carabinieri, che hanno cercato di riportare la calma, l’uomo ha continuato a minacciare gesti sconsiderati nei confronti dei suoi familiari.
Come se non bastasse, ha rifiutato anche l’intervento dei sanitari e la possibilita’ quindi di poter parlare con un medico. Alle 6.30 circa, quindi, i carabinieri hanno informato il sostituto procuratore di turno di aver proceduto all’arresto del soggetto per il reato di minaccia a pubblico ufficiale: l’uomo, infatti, voleva costringere i militari a compiere un atto contrario al proprio ufficio. Il Pm, quindi, ha disposto la direttissima.
Altro che l’evasione per disperazione dei tre detenuti, Frank Morris e i fratelli John e Clarence Anglin, avvenuta nella notte dell’11 giugno 1962 dalla prigione di massima sicurezza di Alcatraz! Per qualcuno l’inferno e’ sulla terra e il carcere il talamo nuziale se trasformato in una prigione piu’ soffocante di quella situata nell’omonimo quartiere fiorentino, che sappiamo ospitare in condizioni di grave disagio causa sovraffollamento, piu’ del doppio dei detenuti ammessi dal regolamento. Una sItuazione che come nelle altre strutture restrittive italiane va ben oltre il livello di guardia malgrado la condanna della Corte europea dei diritti dell’uomo di due anni fa.
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