Meno due giorni alla presa del Colle. Ma ce la faremo?

Le ore che separano dall’inizio delle votazioni per eleggere colui che occuperà il Quirinale nel prossimo settennato sono caratterizzate più dalle discussioni sui candidati da escludere che non sui nomi sui quali si può cercare di trovare un accordo.

Nel secondo turno delle ‘Quirinarie’, oggi, dalle quali far emergere le preferenze del popolo di Beppe Grillo, viene fuori la voce del ‘teologo’ Gian Roberto Casaleggio che fa sapere che “serve un presidente non politico,  super partes e che rappresenti tutti gli italiani”.  Leggendo tra le righe: via il nome di Romano Prodi (solo per il fratello Franco ci sarebbe l’80% delle probabilità di una sua elezione) e via anche quello di Emma Bonino. Il gruppo M5S ha invece annunciato, per bocca del senatore Crimi, che domani proporrà per il Colle  “il nome di un candidato che potrà essere votato anche da tutti gli altri partiti’.

In casa Pd non si è ancora spenta l’eco del duello Renzi-Fianocchiaro ed è ancora in corso quello contro (quasi) tutti di un Renzi che se pur amareggiato dalle polemiche e dagli insulti  ”finché sarà possibile” continuerà a dare il suo contributo “perché l’ Italia torni a competere e a sperare”. E, come scrive nella sua enews, si impegnerà “perché il Pd diventi un partito vincente”. Nel mentre all’interno di questo centrosinistra tormentato si insiste sul nome di Prodi perché, dice Rosy Bindi: “non possiamo pensare di escludere dalla nostra rosa di candidati al Quirinale una persona che ha il prestigio sul piano nazionale ed internazionale di Romano Prodi”.

Il segretario Bersani come si legge in una nota ha convenuto con Mario Monti, incontrato nel pomeriggio,  “di ricercare la massima convergenza possibile tra le forze politiche per la scelta di un candidato autorevole che possa rappresentare l’ unità nazionale, come indicato dalla Costituzione”.

Da rimarcare l’inflessibilità del Pdl che se guarda in casa Pd se la ride. “Siamo letteralmente ai pesci in faccia”,  dice Capezzone, più in riferimento però alla questione che vede il sindaco di Firenze al centro del dibattito interno al partito. Pare invece che sul Quirinale sotto traccia ci sia una trattativa, a livello diplomatico, tra i primi due partiti: c’ è chi in Transatlantico giura che non c’ è aria di intesa, perché “ le posizioni sono ancora troppo divergenti”, e chi, invece, scommette che all’ ultimo momento l’ accordo si farà e passerà inevitabilmente attraverso le reciproche debolezze della coppia “ B&B”’, alle prese con l’ incubo Prodi-Renzi. Se quello che rimane certo è il fatto che l’ascesa del Professore al Colle vedrebbe la discesa del Cavaliere in una nuova campagna elettorale, tra i parlamentari azzurri circolano ancora i nomi di Giuliano Amato e Franco Marini.

Diciamo che la confusione politica  è comunque il dato più evidente di queste inutili giornate dopo voto: siamo al 50esimo  inconcludente giorno e non solo non c’è l’accordo sul candidato alla presidenza di questa sfortunata Repubblica, ma non si riesce più a capire se la partita che si sta giocando  (in ogni caso in perdita, considerato il tempo sprecato che secondo il presidente di Confindustria Squinzi è pari a meno 1 punto di Pil) perdendo) è per il Colle o per il controllo del Pd.

E noi italiani stiamo a guardare.

A.B.