Una ricerca di un gruppo di scienziati australiani guidata da Murry Salby della Macquarie University di Sidney, pubblicata dalla rivista americana Science, ha dimostrato come le condizioni del buco dell’ozono sopra l’Antartide stiano migliorando notevolmente. Intorno al 2000 si era registrata la riduzione minima del prezioso gas che protegge la “nostra” Terra.
Oggi i segni di ripresa sono evidenti: si è recuperata una quantità pari al 15%. Alla fine degli anni Ottanta, con l’entrata in vigore del protocollo di Montreal è stato possibile monitorare e controllare l’immissione nell’atmosfera dei composti di cloro dannosi all’ozono, inizialmente con la conseguenza di un livellamento della concentrazione per poi rilevare una diminuzione dello stesso cloro. Gli scienziati ritenevano possibile osservare un miglioramento solo a partire dal 2020 e invece i dati raccolti fino a oggi dimostrano che la cura, voluta fortemente dalla comunità internazionale, allo strato di ozono sul Polo Sud funziona più rapidamente del previsto. Gli effetti benefici riscontrati mostrano come la strada da seguire sia quella giusta: bisogna continuare a percorrerla senza fermarsi.
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