Lo scontro istituzionale in Europa è per garantire un diritto umano, quello di migrare. Ma in pochi, oggi, parlano di un diritto altrettanto importante, cioè quello di non farlo. Il risultato? Le politiche migratorie si affrontano sull’emergenza delle “ondate” di persone che, cone ogni mezzo, cercano di attraversare il mondo da un capo all’altro. E si sa che le spese per gestire un’emergenza sono di gran lunga superiori a quelle della gestione dell’ordinario.
Dietro ai soldi c’è chi ci sguazza. E quando gli stati nazionali non riescono a gestire progetti di sviluppo, di cooperazione internazionale e di inclusione, tutto diventa un’emergenza. Le nazioni arrancano – anche per colpa di una crisi economica che sembra essere la giustificazione di tutti i mali del pianeta – e viene incontro il terzo settore. Le famose Ong, quelle che si mettono a disposizione per sostenere le politiche di emergenza. Chapeau per quelle che con dignità si mettono in moto per aiutare e non per lucrare.
E’ opportuno, però, fare due conti su quella che tutti chiamano “emergenza immigrazione” per scoprire, poi, che emergenza così tanto non è.
Secondo dati dell’Unhcr nel 2016 sono stati presenti in Europa tre milioni e mezzo tra rifugiati e richiedenti asilo (lo 0,68% del totale della popolazione). Cifre da niente a fronte dei 65,6 milioni di rifugiati nel mondo. E’ la Turchia il Paese che ne ospita di più al mondo: due milioni e mezzo (l’Italia ne ha 147.340). Il Libano ha un altro record: quello del maggior numero di rifugiati in paragone alla popolazione presente (183 ogni 1.000 abitanti, l’Italia ne ha 2,4 ogni mille e in vetta tra i Paesi Ue c’è la Svezia con 23,4).
Nel solo 2016 la spesa italiana – al netto dei contributi Ue – è stata di 3,6 miliardi di euro, di cui il 66,5% (2,4 miliardi) solo per l’accoglienza. Nel 2017 è salita a 4,3 miliardi e nel 2018 la proiezione continuerà a salire fino a una cifra che sfiora i 5 miliardi di euro. Il risultato è che in tre anni il sistema Italia avrà investito poco meno di 13 miliardi di euro. Tutto legittimo, giustissimo, semplicemente perché non è un confine nazionale a sbarrare le porte di un mondo globalizzato. Se quei soldi, però, si fossero investiti per iniziative di sviluppo e cooperazione internazionale, molto probabilmente le cose sarebbero diverse. Ma, alla fine, qualcuno l’emergenza dovrà pur gestirla. E, dunque, si trasformano in soldi benedetti.
Sia chiaro, però, che quelli sono soldi che principalmente vanno agli italiani che aprono le porte di centri per accoglierli. E, come risulta dai dati, anche in questo caso l’invasione non c’è. Stando al Rapporto sulla Protezione internazionale in Italia del 201, poco più di 4 Comuni su 10 è coinvolto nella macchina dell’accoglienza.
di Giampiero Valenza
Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *
Salva il mio nome, email e sito web in questo browser per la prossima volta che commento.
Δ
Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.
© Copyright 2020 - Scelgo News - Direttore Vincenzo Cirillo - numero di registrazione n. 313 del 27-10-2011 | P.iva 14091371006 | Privacy Policy