Mentre si profila sempre più nitido l’asse Salvini Grillo, Lega- M5S, sulla questione immigrati, soprattutto alla luce dei nuovi sbarchi negli ultimi giorni, torna a farsi sentire la voce tuonante della Chiesa. Dopo il duro monito di Papa Francesco, che ha definito un ‘‘atto di guerra” il respingimento dei migranti, è la volta del segretario generale della Cei, mons. Nunzio Galantino. “Noi come italiani dovremmo un poco di più imparare a distinguere il percepire dal reale. Cosa intendo dire? Sentiamo dire e sentiamo parlare di “insopportabilità” del numero di richiedenti asilo: guardate, questo – secondo me – è un atteggiamento che viene, in questi giorni, purtroppo alimentato da questi quattro “piazzisti” da quattro soldi che pur di prendere voti, di raccattare voti, dicono cose straordinariamente insulse”. E’ l’affondo dei vescovi contro i politici italiani sul tema dei migrenti, attraverso le parole di mons. Galantino, in una intervista a Radio Vaticana a conclusione della sua missione in Giordania, dove ha incontrato i tanti cristiani fuggiti dall’Iraq un anno fa, a causa dell’avanzata dei jihadisti dello Stato Islamico, e accolti nei campi profughi del Regno Hashemita.
“Lo so che l’accoglienza è faticosa – prosegue Galantino – lo so che è difficile aprire le proprie case, aprire il proprio cuore, aprire le proprie realtà all’accoglienza. La Giordania ha una popolazione che è di circa 6 milioni, 6 milioni e mezzo, ma sapete che lì ci sono due milioni e mezzo di profughi che vengono accolti? Allora io penso che quello che distingue la Giordania, il Kurdistan iracheno e le altre zone che stanno accogliendo i profughi in questo momento dall’Italia, da noi è questo: non perché loro hanno più mezzi, probabilmente hanno solo un cuore un poco più grande; probabilmente vogliono veramente mettere vita con vita con queste persone. E soprattutto – ripeto – questa attenzione che da noi ahimé manca, questa attenzione ai perseguitati cristiani e yazidi, minoranze che hanno fatto la storia del Medio Oriente”.
Giornalista per caso. Anni di ufficio stampa in pubbliche istituzioni, dove si legge e si scrive solo su precisi argomenti e seguendo ferree indicazioni. Poi, l'opportunità di iniziare veramente a scrivere. Di cosa? di tutto un po', convinta, e sempre di più, che informare correttamente è un servizio utile, in certi casi indispensabile.
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