In quella che per anni è stata la “pista di casa di Valentino” ( vi ha vinto per sei anni di fila, tra il 2003 e il 2008, oltre al successo nel 2002, quando la classe regina era ancora la 500 cc, ndr), Jorge Lorenzo, 24enne maiorchino, dipinge il capolavoro della sua annata, andando a tagliare il traguardo per primo per la 37esima volta in carriera
( la prima, qui al Mugello, in MotoGP, mentre aveva già un successo all’attivo nella classe 250, ottenuto nell’ormai lontano 2006) e, grazie anche ad una prova strepitosa di Dovizioso, a relegare il dominatore incontrastato della stagione, Casey Stoner, ad un misero terzo posto, di per sé non malissimo, ma neanche esaltante.
Si è trattato di una gara estremamente intensa con il solito avvio bruciante dell’australiano, tanto da far ritenere archiviata anche questa pratica dopo soli 10 giri. E, invece… uno strepitoso Lorenzo, unitamente ad un repentino mutamento delle condizioni climatiche con un sole che ha portato l’asfalto a toccare i 54° che hanno surriscaldato le gomme della Honda di Stoner, hanno mutato il volto del GP. Casey è andato in sofferenza a metà gara e nulla ha potuto contro l’arrembante ritorno dello spagnolo che riesce a recuperare ben 2”4 in un amen e lo sorpassa all’ingresso della Casanova Savelli. Non verrà più ripreso. Con questo successo ( il secondo stagionale, dopo il MotoGP di Spagna, a Jerez), Lorenzo si avvicina in classifica a soli 19 punti. Così, se prima poteva sembrare prematuro parlare di un mondiale ipotecato da parte di Stoner, ora è altrettanto azzardato pensare ad una corsa all’iride completamente riaperta. Il vantaggio c’è ed è cospicuo. Lorenzo si è avvicinato considerevolmente, ma basta un nonnulla per riportare la situazione a quella che era prima del Mugello.
Ma non è tutto. L’empasse del capoclassifica ha favorito anche un altro protagonista di questa stagione: Andrea Dovizioso. L’italiano, spesso tacciato di eccessivi tatticismi e di una condotta di gara anche troppo conservativa, mostra finalmente il suo volto più aggressivo e conduce una gara fantastica che lo porta a duellare a lungo con lo stesso Stoner. E a batterlo con un finale da mozzafiato, proprio all’ultimo giro. Da incorniciare la manovra con cui Andrea opera il sorpasso decisivo. Ma da incorniciare è tutta la prestazione fornita da Dovizioso. A testimonianza di come, in casa Honda, nessuno impartisce ordini di scuderia e i piloti vengono lasciati liberi di giocarsi le proprie carte sino in fondo. E senza esser costretti a fare “regali” al compagno di scuderia meglio piazzato in classifica. Un grande esempio di sportività. Merce piuttosto rara, dati i tempi. E grande, davvero grande è la gioia mostrata da Dovizioso sul podio. Sembrava quasi fosse lui il vincitore. Anche perché è stato lui a raccogliere le ovazioni degli 83000 convenuti al Mugello. Calore che, invece, non è stato affatto riservato al primo classificato. Lorenzo avrà pure un caratterino scorbutico che poco aiuta le pubbliche relazioni, ma è un campione vero e un talento purissimo delle due ruote.
Le bordate di fischi ricevute all’atto della premiazione e i cori beceri all’insegna dello “Scemo! Scemo!”, non rendono giustizia ad un protagonista assoluto di questo mondiale e di quelli a venire. E neanche alla maggioranza del pubblico presente e a tutti gli appassionati che hanno seguito da casa la corsa. Il modello del “tifo contro”, molto in voga in altri contesti, non dovrebbe trovare cittadinanza né qui né altrove. A chi ha fatto notare la cosa a Lorenzo è arrivata una risposta, piuttosto piccata da parte dell’interessato: <<Forse da queste parti è il modo migliore per festeggiare il sesto posto di Rossi!>> Replica che, a caldo, ci sta. Anche se, di certo, non contribuisce a svelenire gli animi in un contesto sempre più da corrida, soprattutto tra piloti italiani e spagnoli.
Come l’antipatica “querelle” che ormai si trascina da tempo tra Simoncelli e Pedrosa. Quest’ultimo, infatti, avrebbe sollecitato a lungo la direzione di gara per chiedere sanzioni ai danni di Marco. Il quale non le ha mandate a dire. <<Queste cose mi hanno rotto i c…>>, la seccata, e non proprio oxfordiana, replica del romagnolo. Il quale, però, udite, udite, è riuscito a portare finalmente a termine una gara. Certo, il 5° posto finale non entusiasma né lui né i suoi tifosi. E brucia il sorpasso subito da Spies all’ultimo giro. Ma da qualche parte bisognava pur cominciare. Ora, Marco deve dimostrarsi bravo e maturo nel riuscire a gestire al meglio la propria irruenza, senza cadere nell’eccesso opposto. Quello di snaturarsi e di correre al risparmio.
Quanto al “padrone di casa”, Valentino Rossi, la sua gara è terminata con un 6° posto che si presta ad interpretazioni molteplici. Da un lato è vero che il ritardo nel giro veloce è sceso a 8 decimi rispetto ad Assen, però è anche vero che 26”4 dai primi e 15 dai due che lo hanno preceduto restano tanti. Troppi. E a chi gli domanda se l’attuale GP11.1 sia la migliore tra le Ducati guidate sin qui, ValeRossi risponde così: <<Abbiamo capito che questa moto non va bene per il 2012. Se vogliamo lottare per la vittoria l’anno prossimo dobbiamo fare un altro tipo di progressi. Ci aspettavamo un passo in avanti maggiore, pur senza illuderci>>. Parole che fan pensare che, forse, l’interpretazione corretta sia una sola.
Daniele Puppo
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