Ieri sono finiti in manette l’amministratore delegato di Finmeccanica Orsi e quello di Westland Italia Spagnolini. La notizia, che segue di poche ore quella dell’arresto dell’Ad dell’Eni Scaroni, era nell’aria da tempo così come l’accusa, la solita: aver pagato tangenti ad intermediari del governo indiano per piazzare una partita di elicotteri da combattimento venduti per mezzo miliardo di euro circa. Nulla di nuovo sotto il cielo di questa Italia che non riesce proprio a liberarsi dal male oscuro della corruzione. Ma questa volta qualche approfondimento è d’obbligo. Che corrotti e corruttori debbano finire in carcere quando si dimostra la loro colpevolezza non deve far gridare nessuno allo scandalo. Per Orsi poi, da tempo al centro di diverse inchieste, è la riprova che ci sono settori economici e finanziari dove operare diventa un esercizio estremamente pericoloso. Alcune considerazioni però si impongono in un momento in cui, sempre più spesso, ci si trova di fronte a comportamenti tutt’altro che omogenei da parte della magistratura. E se vogliamo essere chiari fino in fondo togliamo anche quella patina di ipocrisia che puntualmente scatta quando a commentare simili incidenti di percorso sono uomini dell’apparato politico ed istituzionale. Tutti sanno che per ottenere prebende e favori in termini di posti e pecunia la politica, grande e piccola, massacra letteralmente questi grandi gruppi ancora pubblici, costretti a sborsare illegittimamente quello che nessuna legge dice di fare: e cioè pagare tangenti in Italia e all’estero. Come dicevamo un altro caso emblematico è rappresentato dall’amministratotre delegato dell’Eni Scaroni anche lui incorso nei rigori di una magistratura strabica che mentre colpisce duro quanti sui mercati internazionali sono costretti a cercare di battere la concorrenza con metodi che tutti usano e condividono, sul fronte della banche continua a tenere un sospetto atteggiamento attendista. Attesa e titubanza che nel caso di Mps rasenta una tolleranza al limite della complicità. In presenza di reati come l’associazione a delinquere, l’appropriazione indebita, l’evasione fiscale, le false comunicazioni in bilancio e la turbativa d’asta, reati che connessi tra loro comportano l’arresto obbligatorio non c’è stato nulla di cosi comparabile con quanto accaduto per Eni e Finmeccanica. E cosi mentre dalle casse della terza banca italiana spariscono due miliardi circa di euro che il cittadino italiano sta pagando con un prestito forzoso di altrettanto valore affidato dal premier Monti a questi autentici delinquenti che hanno gestito Rocca Salimbeni, altri giudici sbattono in galera manager pubblici, peraltro bravi, condizionati comunque da meccanismi perversi che, come è noto, i governi di tutto il mondo tollerano e caldeggiano per favorire i propri apparati industriali di fronte a mercati sempre più spietati e aggressivi. E tutto questo, senza le ipocrisie e soprattutto senza quelle manette stonate che l’Italia impone in nome di una giustizia bicefala e malata.
Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *
Salva il mio nome, email e sito web in questo browser per la prossima volta che commento.
Δ
Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.
© Copyright 2020 - Scelgo News - Direttore Vincenzo Cirillo - numero di registrazione n. 313 del 27-10-2011 | P.iva 14091371006 | Privacy Policy