E’ probabile che le forze dell’ordine che hanno multato il parroco di Rocca Imperiale non abbiano approvato quella vicinanza troppo ravvicinata e non rispettosa del metro separatore, imposto non ricordo più da quale dei tanti Dl o Dpcm usciti da Palazzo Chigi, tra la croce di legno e il suo trasportatore.
Don Domenico Cirigliano null’altro intendeva fare abbracciando quel Crocifisso che “nel 1691 versò sangue”. Fu durante l’omelia del venerdì santo quando dal costato del Cristo inchiodato alla Croce sgorgò sangue vivo. Da allora quel sacro legno viene venerato con un triduo di preghiera e poi condotto in processione il 30 marzo di ogni anno, giorno in cui si ricorda l’evento prodigioso.
E proprio il 30 marzo scorso, il parroco del piccolo centro ai confini tra Basilicata e Calabria, secondo usanza quindi, esce con il sacro legno. Al suo fianco, una sola persona che si tiene a debita distanza. Non è la consueta processione, quindi, ma l’iniziativa personale del parroco della chiesa “Assunzione della Beata Vergine Maria” di percorrere in solitario le vie del piccolo centro per benedire case e abitanti. Consuetudine che impegna nel periodo che precede la Pasqua i sacerdoti delle varie parrocchie sparse lungo tutta la Penisola.
Con don Domenico solo un aiutante a distanza, ribadiamo, e munito anche lui di mascherina protettiva. Eppure, i carabinieri che gli si affiancano subito, lo fermano e gli intimano di mostrare i documenti. Avendo le mani impegnate e non volendo poggiare in terra il prezioso Crocifisso, il sacerdote li autorizza a frugare nelle tasche della tonaca, quindi riprende il percorso tra le case dalle quali si sporge gente orante che si segna, manda baci, prega e si commuove.
Al suo rientro in canonica trova la ‘sorpresa’ dei due carabinieri che lo attendono con un bel verbale in mano dove si legge:
“Sebbene lo spostamento non fosse motivato da situazione lavorativa o da situazioni di necessità ovvero per motivi di salute, si spostava all’interno del territorio del comune di Rocca Imperiale. Nell’occasione alle ore 17.25 di oggi (il 30 marzo ndr) in Rocca Imperiale via XX settembre (appena di fianco alla chiesa) veniva accertato che il trasgressore, parroco della parrocchia beata Vergine Maria si trovava sulla pubblica via intento a svolgere una manifestazione/evento religioso in luogo pubblico. Atteso che effettuava una processione esponendo il Crocifisso alla quale prendeva parte altra persona. La funzione, nonostante l’invito rivolto dai verbalizzanti proseguiva fino alle ore 17.55. Funzione che a piedi ha interessato tutte le strade del centro storico di Rocca Imperiale”.
Tradotto in denaro sonante: multa da 400 euro che il sacerdote, dice, non pagherà. Tra l’altro, lo spostamento del ministro del sacro è classificato come lavorativo anche dal chiarimento del Viminale richiesto dalla CEI in seguito a questo che non è l’unico episodio accaduto di questi tempi, per cui questo verbale ha tutta l’aria di essere illegittimo.
Come non bastasse, il parroco di Rocca Imperiale deve osservare anche il periodo di quarantena impostogli dal sindaco.
Anche quello che è accaduto a Giulianova ha dell’incredibile: nella località sulla costa abruzzese, sindaco parroci e cittadini si sono dati appuntamento nel santuario locale per un atto di affidamento della città in questi giorni di pandemia.
Il 25 marzo il primo cittadino Jwan Costantini è salito al santuario della Madonna dello Splendore. Con lui i 4 parroci di zona, qualche esponente del Municipio e i padri custodi del santuario. Non più di 12 persone, tutte distanziate e con mascherina. L’atto di affidamento del sindaco è stato ripreso dalle telecamere e trasmesso via social a circa 4000 concittadini. Dopo la Messa il sindaco si è inginocchiato per chiedere alla Madonna protezione per la città e donare la fascia tricolore deponendola sull’altare, ma al termine della cerimonia si sono presentati i carabinieri che hanno contestato a Costantini l’assembramento. Erano presenti anche alcuni giornalisti.
Il giorno dopo nessuno avrebbe mai immaginato di venire a sapere dalle colonne del giornale locale che tutti i partecipanti erano stati segnalati alla Procura che a sua volta è stata costretta ad aprire un fascicolo: «Dovranno rispondere della violazione dei provvedimenti disposti dal decreto governativo del 9 marzo. Stando alle ultime disposizioni, le sanzioni saranno di carattere amministrativo e non penale», dice il giornale.
Da un lato le rigide limitazioni adottate dall’episcopato italiano «per senso di responsabilità», e cioè chiese chiuse, niente messa, vietati ritiri e pellegrinaggi, sospesi catechismo, oratori e ogni attività pastorale, serrata degli atenei pontifici, cibo da asporto nelle mense Caritas.
Dall’altro una certa intransigenza che non tiene conto anche della pressione dei fedeli costretti a rinunciare a malincuore ai riti della settimana Santa. Se però è riconosciuto il diritto di recarsi in chiesa, anche il diritto di uscire con la croce sulle braccia senza concorso di fedeli, come nel caso del parroco di Rocca Imperiale, dovrebbe essere salvaguardato
Purtroppo l’insieme di norme generiche e la libera interpretazione delle stesse a volte produce effetti micidiali.
Alessandra Binazzi
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