Governo, per Bersani i primi no

Il presidente, Giorgio Napolitano, ha affidato al segretario del PD, Pier Luigi Bersani, l’incarico di formare il nuovo governo. Con una missione irta di ostacoli e tutta in salita, il leader del Pd tenterà la quadratura del cerchio. I margini, infatti, per trovare una soluzione sono veramente esigui:  il no senza appello per una maggioranza già espresso dal movimento di Beppe Grillo non consente ottimismi di sorta.

Il primo commento Bersani lo rilascia su twitter: “Svolgerò questo incarico con massima determinazione e ricercando la ponderazione e l’equilibrio a cui Napolitano ha fatto riferimento”. Ma Napolitano al momento di affidare l’incarico è stato chiarissimo: “voglio i numeri”. Il Colle, prima di sciogliere eventuali riserve, vuole sapere se esista o meno una maggioranza parlamentare.

Bersani comunque ci proverà. Compito dell’incaricato è quello di verificare in tempi brevi l’esistenza di un sostegno parlamentare certo per consentire la formazione di un Governo che abbia la fiducia di entrambe le Camere. Compito non facile come dicevamo che il leader Pd affronta senza perdere tempo. Intanto ha incontrato a Montecitorio il presidente della Camera Laura Boldrini, mentre è già al lavoro la diplomazia segreta dei partiti per vedere dove e come proposte e veti di oppositori attendisti e antisistema possono incontrarsi sui tavoli dove saranno decisi governo maggioranza ed elezione del nuovo capo dello Stato. Il primo no è arrivato dall’M5S per bocca del presidente dei senatori Vito Crimi.

Poi, per una valutazione relativa a possibili maggioranze, Bersani ha visto  il presidente del Senato Grasso che, nel caso di fallimento del tentativo Bersani, potrebbe entrare nella partita  magari giocando la carta di un governo di unità nazionale Pd-Pdl bilanciata dalla nomina di un moderato al Colle, come sollecitato da Berlusconi che insiste: “senza di noi nessun governo”. “Senza un coinvolgimento della nostra parte politica non ci sarà un governo e Bersani dovrà tornare dal presidente della Repubblica ammettendo di non essere riuscito nel suo intento. Sarebbe un danno grave per l’Italia se Bersani insistesse sulla strada sbagliata: non avremo un governo ma un salto nel buio”.

Fin qui nessuna novità rispetto a posizioni già espresse nei giorni scorsi. Per domani una prima verifica importante per il presidente incaricato verrà dall’incontro con i sindacati cui Bersani sottoporrà il programma in 8 punti preparato in precedenza.

In attesa degli eventuali sviluppi che potranno registrarsi sul fronte del governo, cresce il dialogo sulle possibili intese per il nuovo inquilino del Quirinale. E sarebbero in tanti a pensare ad un secondo mandato per Giorgio Napolitano. Cresce infatti, nonostante il diretto interessato si sia chiamato fuori dai giochi, il “partito” di chi vorrebbe che Napolitano restasse in carica altri sette anni. I tre principali schieramenti in campo – Pd, Pdl e M5S – trovano impensabili punti di contatto proprio sul suo nome che lo stesso Grillo, mai tenero con lui, riconosce ora di “garanzia”.

E anche nel mondo delle imprese cresce la preoccupazione per la instabilità istituzionale. Per il Colle, in assenza di alternative, gli imprenditori – primo fra tutti il presidente di Confindustria Squinzi – vedono ancora Napolitano.

A. A.