Il potere d’acquisto degli italiani scende ai livelli degli anni Ottanta. L’allarme di Sangalli: “Traditi gli impegni di riduzione della pressione fiscale”.
Non sarà “Il peggior Natale della nostra vita”, parafrasando il film del 2012 con Fabio De Luigi e Diego Abatantuono, ma la realtà fotografata dalla Confcommercio ci racconta che le festività natalizie del 2013 saranno ancora una volta di austerità, con livelli di consumi bassi quanto quelli degli anni Ottanta.
L’allarme è stato lanciato dal presidente Carlo Sangalli, che intravede sì una luce in fondo al tunnel dell’austerity, ma che non può nascondere la propria preoccupazione per le condizioni economiche delle famiglie italiane. Sangalli ha analizzato i risultati dello studio “Pressione fiscale e consumi di Natale”, elaborato dall’ufficio studi della stessa Confcommercio.
“Dai dati arrivano due indicazioni: una positiva e una negativa. Quella positiva è che, nonostante tutto, le famiglie credono ancora nella tradizione e nella cultura dei regali: un italiano su due lo considera un piacere. Quella negativa è – ha affermato il presidente della confederazione – che i redditi pro capite delle famiglie sono tornati ai livelli del 1986. La pressione fiscale così alta, al 44 per cento stabile fino al 2016, il clima di fiducia incerto e i consumi drammaticamente fermi configurano il fatto che siamo di fronte ad un ennesimo Natale di austerity”.
Nel prossimo mese gli italiani spenderanno il 2,4 per cento delle tredicesime in cibo e regali. Il 13 per cento si orienterà sui regali tecnologici, il restante 87 per cento sceglierà alimentari, abbigliamento, libri e giocattoli.
Complessivamente, il volume di consumi sarà di 29,6 miliardi di euro, leggermente più alto rispetto allo scorso anno (nel 2012 28,9 miliardi) ma in calo di quasi il 10 per cento rispetto al 2011.
Secondo la Confcommercio il freno ai consumi e alla ripresa è provocato dal mancato rispetto degli impegni da parte del governo Letta sulla riduzione della pressione fiscale. Anche la legge di stabilità e il cambio di denominazione alla tassa su casa e servizi non ha fatto altro che aumentare le incertezze tra i consumatori, preoccupati dallo spettro di una nuova stangata nel 2014. Il 70 per cento degli italiani, in base allo studio Confcommercio, dichiara che trascorrerà un Natale dimesso. Una percentuale che rappresenta il doppio rispetto al 2009, quando la crisi era appena cominciata e l’Italia si illudeva che sarebbe durata pochi mesi.
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