Proseguono le consultazioni del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al Quirinale. Con l’arrivo della delegazione di Fratelli d’Italia guidata da Giorgia Meloni ha preso il via il secondo giorno di incontri. La leader FdI, bollando come “oscena” l’ipotesi di un governo M5S-Pd, ha ribadito che “le elezioni sarebbero la via più rispettosa dei cittadini e della Costituzione, che affida la sovranità al popolo”, annunciando anche “sentito Salvini “, che in ipotesi di voto “ci sarebbe sicuramente una compagine formata, da Fratelli d’Italia e Lega” mentre ” vedremo il ruolo di Forza Italia anche in queste ore, che come sappiamo sarebbe già maggioritaria nel Paese secondo tutte le indicazioni che ci arrivano dalle elezioni e dai sondaggi”.
La delegazione del Pd salita al Colle era composta dal segretario Dem, Nicola Zingaretti, Paolo Gentiloni, presidente del partito, la vice presidente del Pd Paola De Micheli e dai due capigruppo Graziano Delrio e Andrea Marcucci è al Quirinale. Zingaretti avrebbe ribadito davanti al capo dello Stato la necessità di discontinuità politica e programmatica, ponendo tre condizioni ‘non negoziabili’ -e pesantissime nella trattativa con i 5 Stelle- secondo quanto riportato da alcuni organi di stampa. Condizioni che hanno creato una certa tensione tra i renziani. “Ci aspettiamo che vengano smentite” dice un big dell’area ricordando che è stata data “piena fiducia e pieno sostegno al segretario” e che “in Direzione non abbiamo nè discusso nè votato quei 3 punti”. A quanto viene riferito, durante il colloquio al Colle, il più stringente sulla ‘non negoziabilità’ dei 3 punti (ovvero, come riporta Repubblica, abolizione totale dei due decreti sicurezza; accordo di massima, prima della formazione del governo, sulle misure della manovra economia; no alla legge della riforma sul taglio dei parlamentari come è stata scritta e votata fino ad oggi) sarebbe stato in particolare l’ex-premier, Paolo Gentiloni.
Ultima a salire al Quirinale, prima della pausa pranzo, la delegazione di Forza Italia guidata da Silvio Berlusconi. Insieme all’ex premier, Antonio Tajani e le due capigruppo, Anna Maria Bernini e Mariastella Gelmini. A differenza delle delegazioni di Fdi e Pd, quella di Forza Italia ha fatto il suo ingresso nel palazzo del Quirinale non a piedi ma in macchina.
Per Berlusconi la”strada maestra” passa attraverso “le elezioni anticipate”, a meno che il presidente Mattarella non ipotizzi di dare incarico esplorativo a centrodestra unito. Da parte di Forza Italia è impensabile “un’alleanza con chi abbiamo contrastato in campagna elettorale e che esprime una visione del Paese diversa ed opposta alla nostra”. Tanto meno può essere utile “una nuova maggioranza tra diversi, improvvisata, che esiste solo in Parlamento e non nel Paese, che non rispecchia la maggioranza degli elettori italiani”. “Un governo fortemente sbilanciato a sinistra, come quello ventilato in questi giorni, sarebbe pericoloso per le imprese, per lo sviluppo, per la sicurezza, per le garanzie e le libertà di tutti i cittadini”, ha detto alla stampa al termine delle consultazioni ribadendo quelli che sono i suoi timori: il ricorso ad “un’imposta patrimoniale che metterebbe in pericolo il risparmio degli italiani e comprometterebbe definitivamente le prospettive di crescita”.
Le consultazioni del Presidente della Repubblica riprenderanno poi nel pomeriggio alle 16 con la delegazione della Lega e infine alle 17 sarà la volta del Movimento Cinque Stelle. Sarà quello il momento della svolta, perché se il leader pentastellato sembrerà titubante o poco convinto, a quel punto se il Capo dello Stato prenderà atto che con le incertezze non si va da nessuna parte. Se invece l’accordo giallorosso risultasse convincente, Mattarella chiamerà a stretto giro una personalità al momento ignota per mettere in piedi un governo super partes. E questo governo porterà l’Italia al voto forse il 27 ottobre, salvo levare subito dopo il disturbo.
Il busillis rimane dunque in piedi sino a questa sera: o inciucio, perché sempre di questo dobbiamo parlare considerata la netta divergenza tra lo stretto programma ‘insindacabile’ del Pd e la visione di M5S, ma soprattutto della sua base, o corsa alle urne. In questo caso sarà solo da stabilire la data della consultazione per far nascere la Legislatura numero XIX.
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