Con le attuali modifiche del Senato al dl carceri, per chi commette il reato potrebbero non scattare più le manette né gli arresti domiciliari. Potrebbe purtroppo essere questa la risposta alle richieste di molti politici e magistrati che, alla luce anche dei più recenti fatti di sangue: non ultimo quello di ieri a Massa Marittima, culminato in un duplice omicidio suicidio, chiedono misure più severe per i cosiddetti “stalker”, cioè per chi commette maltrattamenti in famiglia, attraverso minacce o molestie. Al momento l’unico risultato concreto che si rischia di ottenere è che per chi si macchia di tale delitto potrebbero non scattare più la custodia cautelare in carcere né agli arresti domiciliari.
In commissione Giustizia del Senato circa 10 giorni fa venne accolto da tutta la maggioranza con parere favorevole del governo l’emendamento presentato da Lucio Barani (Gal, Grandi autonomie e libertà) che spostava il tetto per il carcere preventivo dai 4 ai 5 anni. Grazie a questa modifica, confermata dall’Aula di Palazzo Madama, l’articolo 280 del codice di procedura penale cambierebbe così: «La custodia cautelare in carcere può essere disposta solo per delitti, consumati o tentati, per i quali sia prevista la pena della reclusione non inferiore nel massimo a cinque anni». Ma l’articolo 612 bis, quello che disciplina il reato degli “Atti persecutori”, cioè dello “stalking”, prevede che la pena per questo reato vada da sei mesi a quattro anni. Quindi, l’odioso delitto resterebbe fuori. Sono molti ora, in commissione Giustizia della Camera quelli che chiedono a gran voce di cambiare il testo del decreto anche per evitare che si compia «l’ennesimo errore».
Da pd e Pdl arrivano richieste per reintrodurre il reato di stalking. Il provvedimento, secondo il Pd, andrebbe comunque rivisto per tornare «allo spirito originario proposto dal governo», come spiega il responsabile Carceri del partito Sandro Favi. E cioè per reinserire la modifica della legge ex Cirielli sulla prescrizione. Questa parte del provvedimento venne tolta al Senato su richiesta del Pdl. «Occorre che il decreto legge sul carcere che oggi inizia la discussione in seconda lettura alla Camera – insiste Favi – sia modificato e torni allo spirito originario proposto dal governo. Non abbiamo bisogno di norme minime e contraddittorie che non possono incidere profondamente per risolvere la drammatica emergenza carceraria italiana».
Il presidente della commissione Giustizia di Miontecitorio, Donatella Ferranti, assicura che: “Durante l’ esame alla Camera del dl carceri correggeremo le modifiche fatte al Senato perché giudichiamo impensabile che non sia prevista la custodia cautelare per il reato di stalking”. E spiega anche che : “L’ obiettivo di far scattare la custodia cautelare per i reati punibili con un minimo di 5 anni di reclusione ha aspetti lodevoli ma non può essere realizzato senza valutarne le conseguenze nei vari casi. O si torna ai 4 anni o si prevedono specifici reati per i quali sia comunque prevista la custodia cautelare e tra essi deve rientrare anche quello di stanking”.
Napoletano, 44 anni, giornalista professionista con 17 anni di esperienza sia come giornalista che come consulente in comunicazione. Ha scritto di politica ed economia, sia nazionale che locale per diversi giornali napoletani. Da ultimo da direttore responsabile, ha fatto nascere una nuova televcisione locale in Calabria. Come esperto, ha seguito la comunicazione di aziende, consorzi, enti no profit e politici. Da sempre accanito utilizzatore di computer, da anni si interessa di internet e da tempo ne ha intuito le immense potenzialità proprio per l'editoria e l'informazione.
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