No Tav: scontri in Val di Susa

Non è stata una notte come le altre in Val di Susa. Tra i resti della guerriglia scatenatasi la notte scorsa nell'area di scavo della Tav di Chiomonte, si contano 15 molotov lanciate contro gli agenti, un compressore dato alle fiamme e un mortaio artigianale. Si stanno ancora valutando i danni subiti.

Non è stata una notte come le altre in Val di Susa. Tra i resti della guerriglia scatenatasi la notte scorsa nell’area di scavo della Tav di Chiomonte, si contano 15 molotov lanciate contro gli agenti, un compressore dato alle fiamme e un mortaio artigianale. Si stanno ancora valutando i danni subiti.

Da Torino arrivano le dichiarazioni del ministro degli interni, Angelino Alfano: “Ormai è chiaro a tutti che la lotta No Tav sta piegando verso l’eversione”. Dagli uffici della Digos di Torino trapelano i dettagli dell’attacco messo in atto da trenta incappucciati. È stato un attacco violento e meticoloso. Alle 3 del mattino, dai boschi, sono sbucati gli “anarchici ambientalisti” che hanno sparato razzi, molotov e fumogeni con un mortaio artigianale, contro le forze dell’ordine che presidiavano il cantiere. Quindici minuti di inferno e un compressore incendiato davanti al tunnel della Maddalena, poi più niente: tutti spariti nelle colline circostanti al sicuro, nel buio della boscaglia.

“Lo Stato non si fa fermare da alcuni delinquenti che stanotte potevano uccidere e che forse volevano uccidere”, ha detto dopo il vertice sulla Tav in prefettura. “Il cantiere va avanti e useremo tutti i fondi europei e non consentiremo ritardi”.

Angelino Alfano e Maurizio Lupi, ministro delle infrastrutture, si sono riuniti in vertice con le autorità e le parti civili a Torino. Al termine si è delineata una linea d’azione in due fasi. In primis, l’ampliamento dell’area di “rispetto”per proteggere il centro nevralgico della Tav. In seconda battuta, il potenziamento della vigilanza per i lavoratori e l’accelerazione della ratifica del trattato tra Francia e Italia affinché l’opera venga realizzata nei tempi stabiliti.

Mentre la maggior parte del movimento No Tav si impegna in maniera pacifica per tentare un cambiamento organizzando sit-in e marce, un’altra parte minoritaria, ma dall’eco massmediale assai più potente, approfitta dell’incertezza politica e prova ad alzare l’asticella della tensione contro lo Stato per far valere le proprie ragioni. Il rischio reale, però, è quello di danneggiare così un intero movimento e la sua causa.

E.S.

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