Ultima udienza del Giubileo Straordinario che terminerà domenica 20 novembre con la chiusura dell’unica Porta Santa ancora aperta, quella della basilica di San Pietro. Nella piazza gremita di fedeli e turisti, passa la papamobile di Francesco che nel giro è accompagnato da quattro bimbe delle scuole Karis di Rimini e Riccione con i loro cappellini blu e giacconi verde scuro. La giornata è serena ma il freddo pungente, e il Papa si premura di calzare meglio il cappuccio sulla testa di un bimbo che gli avevano porto da baciare.
Come si evince anche da questo gesto, i bambini hanno sempre un posto particolare nel cuore di papa Francesco che anche oggi non può fare a meno di fare appello alla coscienza di tutti, istituzioni e famiglie, affinché i più giovani siano sempre protetti e il loro benessere venga tutelato, perché non cadano mai in forme di schiavitù, reclutamento in gruppi armati e maltrattamenti. Bergoglio auspica che la Comunità internazionale possa vigilare sulla loro vita, garantendo il diritto alla scuola ed educazione, perché la loro crescita sia serena e guardino con fiducia al futuro. Proprio domenica prossima, 20 novembre, giorno della celebrazione solenne per la chiusura di questo Anno Straordinario della Misericordia, si celebrerà la Giornata dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza.
Ma negli ultimi giorni dedicati alla Misericordia, Francesco lancia un invito last minute, a riflettere su un’opera in particolare: sopportare le persone moleste. E tra gli atteggiamenti molesti inserisce anche quello della mamma di Giacomo e Giovanni che “faceva lobby per i suoi figli“, chiedendo a Gesù di trovare per loro un posto accanto a lui: ‘Di’ che questi miei due figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno’. Si tratta, ha detto, di “un’opera di misericordia che tutti conosciamo molto bene, ma che forse non mettiamo in pratica come dovremmo”: “Siamo tutti molto bravi nell’identificare una presenza che può dare fastidio: succede quando incontriamo qualcuno per la strada, o quando riceviamo una telefonata… Subito pensiamo: ‘Per quanto tempo dovrò sentire le lamentele, le chiacchiere, le richieste o le vanterie di questa persona?’. Succede anche, a volte, che le persone fastidiose sono proprio quelle vicine a noi, le più vicine, sottolinea il Santo Padre: tra i parenti ce n’è sempre qualcuno, come sul posto di lavoro, e li troviamo pure nel tempo libero al cinema, per strada o in palestra. Che cosa dobbiamo fare di queste persone? “Ma anche noi tante volte – rimarca il Pontefice – siamo molesti agli altri, anche noi, eh? Perché tra le opere di misericordia è stata inserita anche questa?”. Papa Bergoglio ricorda che nella Bibbia “Dio stesso deve usare misericordia per sopportare le lamentele del suo popolo”, e fa riferimento a numerosi episodi del libro dell’Esodo, quando il popolo non era mai contento, né da schiavo, né nel deserto, in marcia verso la terra promessa. “Ma Dio ha avuto pazienza e così ha insegnato a Mosè e al popolo anche questa dimensione essenziale della fede”.
“Viene quindi spontanea – osserva il Papa – una prima domanda: facciamo mai l’esame di coscienza per vedere se anche noi, a volte, possiamo risultare molesti agli altri? È facile puntare il dito contro i difetti e le mancanze altrui, ma dobbiamo imparare a metterci nei panni degli altri”.
Per farlo bisogna avere sopportazione, pazienza, umiltà. E’ facile comprendere come una virtù ne chiami un’altra, e senza l’appoggio di entrambe l’uomo viene tentato dalla superbia, dall’insofferenza, dalla collera. Non puntiamo il dito, dunque, contro i difetti degli altri, ammonisce papa Francesco. imparare invece a vestire i loro panni.
A.B.
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