“Accetto per dovere” aveva detto stamattina allo stordito e dimissionario segretario del Pd Pierluigi Bersani quando si era recato al Quirinale per pregarlo di rendersi disponibile ad un rinnovo dell’incarico alla presidenza della Repubblica. E così è stato.
Alla sesta votazione, con una maggioranza da emergenza nazionale che ha visto Pdl, Pd, Lega e Scelta Civica compatti sul suo nome ed i Grillini arroccati sulla candidatura di Stefano Rodotà, Giorgio Napolitano, evitando ulteriori guai a tutti, è stato riconfermato Capo dello Stato per altri sette anni.
Va subito detto che questa scelta, maturata dopo un mese di trattative, scelte sbagliate, errori, ambiguità e trappole ignobili che hanno segnato la fine politica di Bersani, l’implosione del Pd nonché una profonda lacerazione nel Paese al quale la politica ha offerto purtroppo uno spettacolo poco edificante e triste, lascia aperti tutti i problemi ed i drammi che affliggono istituzioni, partiti e società civile. Ed il Presidente appena eletto ha potuto toccare con mano, vedendo la diretta delle televisioni su una piazza Montecitorio stracolma e urlante, quanto le ferite siano ancora aperte. Le immagini di una piazza esasperata e tumultuante, con Grillo che invoca una nuova marcia su Roma, conferma come il Paese si sia diviso profondamente, su una elezione che in tanti continuano a considerare come una pericolosa reiterazione di un passato politico che non ha più nulla da dire.
L’accordo di oggi sul Quirinale non risolve infatti i problemi del governo e della maggioranza che dovrà sostenerlo. Un esecutivo analogo nato per volontà dello stesso Napolitano nel novembre 2011 e guidato da Monti ha infatti dato esiti disastrosi che nessuno intende più rivivere. Se poi a questo si aggiunge che nelle probabili intese tra i partiti della maggioranza è stato anche fatto il nome di Giuliano Amato come possibile prossimo premier allora è chiaro che molti cominciano a intravvedere in queste scelte un bis del governo Monti, senza il leader di Scelta Civica.
Il forte consenso registrato per una elezione fatta per evitare il peggio potrà reggere alla prova generale di un governo duraturo ed in grado di far uscire il Paese dal tunnel della crisi?
I dubbi, tanti, restano. Adesso si tratta solo di capire quali saranno le prime mosse, a partire da martedì, quando Napolitano inizierà nuove consultazioni.
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