Probabilmente ci sarà anche il fotofinish che immortalerà l’ultimo minuto dell’ennesimo confronto (eh sì, ancora Pd e Cinque Stelle non hanno terminato di vagliare i dieci punti proposti dai secondi sui quali non c’è, perché non può esserci, perfetta armonia) dal quale Zingaretti e Di Maio usciranno sorridenti, stringendosi la mano come i gentiluomini di un tempo usavano a garanzia di un accordo. Un accordo, quello tra Dem e M5S, che non si baserà certo su programmi, principi e quant’altro ma solo su una necessità che a noi italiani costerà molto cara: il mantenimento per i pentastellati delle poltrone conquistate con un anno e mezzo fa, con la favola del governo del cambiamento, l’appropriazione di quelle lasciate dalla Lega, e chissà forse qualcuna in più, da un Partito democratico che fino al 2018, per ben cinque anni, è riuscito senza il suffragio degli elettori a governare il Paese prima con Enrico Letta, poi con Matteo Renzi e infine con Paolo Gentiloni. E che ora rischia di avere un altro colpo di fortuna.
Il presidente Mattarella che ha pazientato altri cinque giorni, dopo la chiusura negativa del primo giro di consultazioni, apre la seconda tornata oggi alle 16 per chiudere mercoledì sera alle 19. Stesso schema della volta scorsa: il primo ad essere sentito telefonicamente, perché non si trova a Roma, il presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano, a seguire la presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati mentre alle 17 salirà al Quirinale il presidente della Camera Roberto Fico. Alle 18,20 sara’ la volta del Gruppo misto del Senato, con la presidente Loredana De Petris, il vicepresidente Riccardo Nencini, rappresentante della componente Psi, Pietro Grasso per la componente Liberi e Uguali, Emma Bonino rappresentante di ‘Più Europa con Emma Bonino’ e Ricardo Antonio Merlo per il Maie (Movimento Associativo Italiani all’Estero). Alle 18,40 il Gruppo misto della Camera con il presidente Manfred Schullian, Alessandro Fusacchia, vicepresidente e rappresentante di +Europa-Centro democratico, Renate Gebhard, vicepresidente e rappresentante della componente Minoranze linguistiche, Maurizio Lupi, vicepresidente e rappresentante della componente ‘Noi con l’Italia – Usei’, Beatrice Lorenzin, vicepresidente del Gruppo Misto e rappresentante della componente ‘Civica popolare Ap-Psi-Area civica’, Catello Vitiello, vicepresidente e rappresentante della componente ‘Sogno Italia-10 volte meglio’ e Antonio Tasso, per il Maie (Movimento Associativo Italiani all’Estero).
Mercoledì, le consultazioni al Quirinale riprenderanno alle 10, con il Gruppo per le autonomie (Svp-Patt-Uv) del Senato, con la presidente Julia Unterberger, il vicepremier Albert Laniece (Uv) e Gianclaudio Bressa, componente del Gruppo Parlamentare per le Autonomie. Alle 10,30 sale al Colle il gruppo Liberi e Uguali della Camera, con il presidente Federico Fornaro e la vicepresidente vicaria Rossella Muroni. Alle 11 al Quirinale Fratelli d’Italia con il capo del movimento Giorgia Meloni e i capigruppo di Senato e Camera Luca Ciriani e Tommaso Foti. Nel pomeriggio saranno sentiti i rappresentanti di Forza Italia, quindi la Lega e in ultimo sarà la volta dei Cinque Stelle con Di Maio e ministri uscenti.
A quel punto, per il Capo dello Stato sarà tutto chiaro: se al di là delle rassicurazioni dei due leader intravedrà un possibile governo giallorosso, potrebbe conferire già nella serata di mercoledì, o nella mattinata di giovedì, l’incarico per formare il nuovo esecutivo che con tutta probabilità darà il via libera agli sbarchi dalle Ong che perlustrano il Mediterraneo per fare il pieno sulle loro navi, e insabbierà il caso Bibbiano dove diversi esponenti del Pd, dai sindaci a scendere, sono collusi. Della scelta con i colori della squadra di calcio della Capitale sarà contenta anche l’Ue, che attende ancora pazientemente il nome del commissario italiano: proprio Conte, dal G7 di Biarritz avrebbe chiesto più tempo. Ed è evidente il motivo di questa richiesta: si sta cercando di capire chi mandare in Ue a rappresentare non solo uno dei “ministeri” di Bruxelles, ma anche gli interessi italiani che dipendono da chi è al governo. E la scelta tra un governo gialloverde o un governo rosso-giallo cambierebbe di gran lunga i nostri obiettivi all’interno della prossima Commissione europea. Anzi, per questo motivo, non va sottovalutato che proprio mentre Pd e Cinque Stelle trattano per formare un potenziale nuovo governo “dell’inciucio” inizino a circolare i primi nomi per la futura Commissione von der Leyen. Commissione che, a quanto filtra dalle prime indiscrezioni, potrebbe avere un membro del Partito democratico.
Gli italiani per il governo ‘dell’inciucio’, incrocino oggi le dita e le sciolgano solo domani sera. Gli altri, come me, siano sereni: dovesse essere approvato il nuovo sodalizio con ben due sinistre al governo del Paese – la componente di Fico all’interno dei Cinque Stelle pesa nella misura del 40% – allora sì che saranno più vicine della scadenza regolare nel 2023, le elezioni dalle quali un centro destra compatto uscirà vincitore con la maggioranza dei seggi in Parlamento.
Alessandra Binazzi
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