Roma, Raggi: “Base M5s si esprima su mia candidatura, basta ambiguità”.
In un lungo post affidato come sempre al web la sindaca uscente che nell’agosto del 2020, a sorpresa, il primo giorno di ferie, aveva comunicato ai consiglieri della maggioranza capitolina la sua determinazione a continuare l’esperienza al governo della Capitale -“Mi ricandido, sono convinta che possiamo e dobbiamo andare avanti”- oggi riconsidera la decisione di correre ancora per il Campidoglio.
Con un pizzico di arroganza, senza consultare prima i Cinque Stelle ma recuperando un fortunato ed incoraggiante “Daje” del garante del MoVimento, Beppe Grillo, e con altrettanta presunzione di avere possibilità di essere rieletta, nonostante gli evidenti risultati fallimentari del suo quinquennio amministrativo, ha deciso che “è il momento che la base M5S si esprima sulla mia candidatura a Roma. Basta ambiguità e giochi di palazzo. Credo che, a poco più di tre mesi dal voto, sia un atto dovuto soprattutto nei confronti dei cittadini: siamo tutti ormai stanchi dei giochetti da vecchia politica”. Questo l’appello lanciato stamani dalla sua pagina Facebook.
“Lo scorso anno mi sono candidata in piena trasparenza- ha aggiunto- Vorrei la stessa chiarezza da parte di tutti e non leggere retroscena o assistere, come avviene ormai da anni, a trame di potere volte a isolare chi è scomodo. Il mio pensiero va anche a Giuseppe Conte che stimo. Lo ripeto: basta ambiguità. Se qualcuno ha altri piani sulla città, lo dica apertamente. Si dia voce alla base. Intendiamoci: no a formule arzigogolate ma un voto netto sulla mia candidatura a Roma. Gli strumenti ci sono. La scelta alle persone”.
Certo è che Virginia Raggi deve avere una bella dose di coraggio: penultima nella classifica stilata da Il Sole 24 Ore nel luglio scorso, a quattro anni dall’inizio del suo mandato, la prima cittadina di Roma ha visto crollare l’indice di gradimento dei suoi concittadini dal 67,2% del 2016 al 38,2% del 2020. In quattro anni è riuscita a cambiare 14 assessori della sua giunta, 3 solo per l’ambiente.
Da quel “il vento sta cambiando, signori” dei primordi, il refrain di Virgy all’indomani del voto del primo turno delle amministrative che la videro avanti di 9 punti sul candidato del Pd, Roberto Giachetti, i romani, che uscivano dall’esperienza fallimentare della giunta di Ignazio Marino, le tributarono un vero e proprio plebiscito nella speranza che, al grido di “onestà, onestà” facesse dimenticare l’inchiesta Mafia Capitale, divenuta poi ‘Mondo di mezzo’. Oggi, a distanza di quattro anni, è evidente a tutti che la ventata di onestà, trasparenza ed efficienza non è mai arrivata. Siamo al termine di una parabola che termina tra grandi delusioni costate ai cittadini della Capitale disagi e arrabbiature. Per i rifiuti, per i trasporti, per il traffico – Roma è la seconda città al mondo per tempo perso ogni anno negli ingorghi: 254 ore, poche meno delle 272 ore perse nella capitale della Colombia, Bogotà -, per i municipi che non riescono a soddisfare in tempo reale le richieste dei romani, ancora prima dell-inizio del lockdown, figuriamoci dopo. I motivi di delusione per l’elettorato romano che avevano visto nel grillismo l’ultima spiaggia per salvare la Capitale, sono cosi tanti che la sindaca uscente rischia una figuraccia ricandidandosi. Benne, allora, come ha annunciato lei, che affidi la sua scelta alla piattaforma Rousseau.
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