Matteo Renzi prova stupore. “C’ è qualcosa di incredibile nel fatto che migliaia di persone facciano centinaia di chilometri per ascoltarsi e per discutere. La Leopolda non indebolisce la voglia di guardare al domani, è uno spazio in cui la politica torna ad appassionare”. Così il Sindaco di Firenze, rivolgendosi al “popolo che continua a credere nella politica”, nel discorso di chiusura della tre giorni presso l’ ex stazione ferroviaria di Firenze, diventata simbolo dei convegni programmatici promossi dal Primo cittadino che ora corre per conquistare la segreteria del Pd nelle primarie del prossimo 8 dicembre.
Renzi indica le priorità del suo programma: ” Subito via le Province. Se per caso ci capita di vincere queste primarie, noi siamo i custodi del superamento del bicameralismo perfetto: via il Senato e sì alla Camera delle autonomie. Ho sbagliato a votare sì al referendum sul titolo V della Costituzione per i poteri concorrenti che ha creato, come nel settore dell’ energia e del turismo, tra Stato e Regioni”. Altro punto programmatico: ” Dobbiamo fare la riforma della giustizia. Dobbiamo finirla con chi in questi anni ha proposto una giustizia ad personam ma allo stesso tempo dobbiamo dire cosa pensiamo noi al riguardo”, ha detto Renzi ricordando la storia di Silvio Scaglia (il fondatore di Fastweb assolto a Roma da tutte le accuse nel processo per le presunte attività di riciclaggio). E arriviamo alla riforma delle legge elettorale: ” Serve una legge elettorale per cui, tra l’ altro, quello che governa è per cinque anni responsabili. Questo sistema va modificato e noi dobbiamo essere custodi dell’ alternanza. Mai più inciuci, mai più larghe intese, mai più giochini sulle spalle degli italiani”. Il candidato alla segreteria del Pd fa un annuncio: ” Italia, Europa, lavoro, educazione: quattro punti a cui corrisponderanno quattro iniziative concrete, se guideremo noi il Pd. Quattro punti accomunati dall’ idea di semplicità. Sarà una rivoluzione della semplicità”. Ecco il punto: “Se guideremo noi il Pd”. Renzi sprona il pubblico della Leopolda a non dare per certa la sua vittoria nelle primarie: ” Occhio alla sindrome New Zeland, che stava avanti 8-1 e ha perso 9-8. Occhio a chi pensa di avere già vinto, se si vuol vincere si tira fuori l’ entusiasmo personale”.
Per Stefano Fassina, vice ministro dell’Economia, Matteo Renzi manca del “primo requisito” necessario a chi si candidi a ricostruire il Paese: “la serietà… invece fa una operazione culturalmente ambigua”. “Dovrebbe ad esempio indicare quali sono le misure coraggiose per tagliare di 20 miliardi all’ anno il cuneo fiscale”, dichiara in un intervista. Invece “il contributo di proposte di Renzi sul taglio del cuneo fiscale è pari a zero. E non è serio nella situazione drammatica in cui siamo, fare propaganda”, attacca Fassina, che sottolinea come con la candidatura di Cuperlo “si combatte una battaglia controcorrente, con uno schieramento mediatico straordinariamente sfavorevole e con la consapevolezza che una parte dell’ elettorato del Pd è segnata da subalternità culturale al riformismo neo liberista e dalla personalizzazione della politica”. Quanto alla riforma elettorale, “il Pd è per il doppio turno. Dopo di che, per approvare la legge è necessaria una maggioranza possibilmente larga”, rileva Fassina, che conclude: “nel Pd siamo tutti convinti che le larghe intese siano un evento d’ emergenza. E tutti puntiamo a un governo alternativo al centrodestra”.
Gianni Cuperlo, da Trieste, sottolinea le differenze delle proprie proposte rispetto a quelle di Renzi: ” Abbiamo un’ opinione diversa sull’ idea del futuro di questo Paese e soprattutto del modello di Pd. Però è un fatto positivo che di discuta. In fondo siamo un partito che fa del suo congresso la più grande occasione per ricollocare il significato e l’ ambizione del Pd nell’ Italia dei prossimi anni”. Il candidato alla segreteria del Pd polemizza sulla mancanza di simboli del partito alla Leopolda e ripete di ritenere che la guida del partito sia incompatibili con altri incarichi, soprattutto con quello impegnativo di sindaco di una grande città.
Giuseppe Civati, da Napoli dove ha presentato la sua candidatura a segretario, attacca le larghe intese e dichiara che se c’ era un limite nell’ alleanza col Pdl ”questo è stato già superato”. Invita a non dare per scontati i pronostici sulla vittoria di Renzi al Congresso (” nel Pd li sbagliamo sempre”). Sottolinea Civati: ” In caso di sconfitta, non ho alcuna intenzione di lasciare il partito. Perché me ne dovrei andare? Il Pd è nostro”. Gianni Pittella, il più europeista tra i candidati alla segreteria del Pd (è vicepresidente del Parlamento europeo), ha idee chiare sull’ attualità: ” Il Pd deve sottrarsi alla schizofrenia di Berlusconi e al tentativo di scaricare i problemi giudiziari sul governo. Se questa è la storia, bisogna fare immediatamente la legge elettorale e poi andare a votare. La riforma del sistema di voto va fatta salvaguardando assolutamente il bipolarismo come avviene in tutta Europa”.
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