Si avvicina il momento cruciale in cui sarà nominato il nuovo segretario del Partito democratico che prenderà l’interim assegnato a Guglielmo Epifani e che con ogni probabilità verrà scelto mediante il collaudato strumento delle primarie. Primarie che però come sempre creano controversie e divisioni. Epifani dovrà infatti stabilire quali saranno le norme che le regoleranno e se aprirle o no a tutti i cittadini, eventuale ballottaggio compreso. Il primo a lanciare l’allarme è come sempre Matteo Renzi, che tiene fede al suo personaggio di “cane sciolto” del partito. Durante la partecipazione ad Agorà su Raitre, il sindaco di Firenze lancia il suo monito ai vertici del partito: “Se il Pd pensa solo a non far partecipare alle primarie le persone, se l’obiettivo del gruppo dirigente del Pd è ‘come ti frego il candidato’, io ho una buona notizia per loro: se vogliono fare le regole loro, io resto a Firenze tranquillo”. Ora, partendo dal presupposto che è bene avviare una riflessione sull’incapacità del centrosinistra nel gestire situazioni delicate, facendo tesoro di errori commessi nel passato anche più recente (vedi politiche di febbraio), per provare a non ripeterli, è interessante notare come Renzi, consideri l’attività istituzionale per il quale è stato eletto (amministrare una delle città più importanti d’Italia) come un mero ripiego. Un porto franco a cui far ritorno ogni qualvolta gli si chiuda una porta in faccia. Lo dimostra il suo record di assenza in assemblea comunale e lo dimostra anche il suo interesse spasmodico per la politica nazionale che non gli consente ovviamente di portare avanti uno dei mestieri più complicati della sfera politica: il primo cittadino.
Renzi così risponde a queste ipotetiche perplessità: “Tre volte – prosegue – ho detto ai fiorentini: io vado via da Firenze se mi cacciano o se c’è la possibilità di guidare il Paese”. “Tutte le volte che mi hanno proposto di fare il parlamentare, il ministro o il sottosegretario ho detto di no e sono l’unico che non ha avuto un premio di consolazione” dopo aver perso le primarie, “perché non fa per me”. Anche perché lui il premio di consolazione ce l’ha già a portata di mano. Una casa, Palazzo Vecchio, sempre ‘pronta’ ad accoglierlo come un figlio che ha preso le distanze per poi pentirsi.
U.C.
Napoletano, 44 anni, giornalista professionista con 17 anni di esperienza sia come giornalista che come consulente in comunicazione. Ha scritto di politica ed economia, sia nazionale che locale per diversi giornali napoletani. Da ultimo da direttore responsabile, ha fatto nascere una nuova televcisione locale in Calabria. Come esperto, ha seguito la comunicazione di aziende, consorzi, enti no profit e politici. Da sempre accanito utilizzatore di computer, da anni si interessa di internet e da tempo ne ha intuito le immense potenzialità proprio per l'editoria e l'informazione.
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