Con 179 voti favorevoli, 16 contrari e 7 astenuti, il Senato viene cancellato. E’ “una bellissima giornata per l’Italia”, twitta subito dopo il risultato della votazione il ministro Boschi, mentre il presidente del Consiglio Renzi dice “Grazie a chi continua a inseguire il sogno di un’Italia più semplice e più forte: le riforme servono a questo#lavoltabuona”. Tagliato dunque il traguardo a Palazzo Madama, anche se con una maggioranza esigua cui sono stati di grande aiuto i 13 voti del gruppo Ala (Verdini). Lega Nord ed M5S, hanno scelto l’Aventino abbandonando l’Aula, mentre Sel e Forza Italia pur non partecipando al voto, sono rimasti nell’emiciclo. Il testo ora passa alla Camera per la quarta lettura. “L’Italia oggi è un Paese meno democratico – denuncia il presidente dei deputati azzurri, Renato Brunetta – oggi si è compiuto un ulteriore passo verso l’implementazione di un regime, con un voto incostituzionale e moralmente riprovevole, nato com’è sulla base di un trasloco spudorato di senatori che hanno tradito il loro patto con gli elettori”.Gli unici a restare in Aula e votare contro sono stati gli uomini di Raffaele Fitto. Ecco i punti principali della riforma: CAMERA – Solo i deputati voteranno la fiducia ed esamineranno tutte le leggi. SENATO – Continuerà a chiamarsi Senato della Repubblica, ma sarà composto da 100 persone. In 95 saranno eletti dai Consigli Regionali (21 sindaci e 74 consiglieri-senatori), più cinque nominati dal Capo dello Stato che resteranno in carica per 7 anni. Avrà competenza legislativa piena solo su riforme costituzionali e leggi che riguarderanno gli enti locali. Le Regioni indicheranno i componenti del Senato sulla base delle indicazioni degli elettori. IMMUNITÀ: I nuovi senatori godranno delle stesse tutele dei deputati. Non potranno essere arrestati o sottoposti a intercettazione senza l’autorizzazione del Senato. REGIONI – Sono riportate in capo allo Stato alcune competenze come energia, infrastrutture strategiche e sistema nazionale di protezione civile. VOTO IN DATA CERTA – i regolamenti parlamentari dovranno indicare un tempo certo per il voto dei ddl del governo; vengono introdotti altri limiti al governo sui decreti legge. CAPO DELLO STATO – Lo eleggeranno i 630 deputati e i 100 senatori. Per i primi tre scrutini occorrono i due terzi dei componenti, poi dal quarto si scende ai tre quinti; dal settimo scrutinio sarà sufficiente la maggioranza dei tre quinti dei votanti (oggi il quorum è più basso, maggioranza assoluta degli aventi diritto dalla quarta votazione in poi). CORTE COSTITUZIONALE – Cinque dei 15 giudici Costituzionali saranno eletti dal Parlamento: 3 dalla Camera e 2 dal Senato. REFERENDUM – Introdotto un quorum minore per i referendum sui quali sono state raccolte 800.000 firme anzichè 500.000: per renderlo valido dovranno votare la metà degli elettori delle ultime elezioni politiche, anzichè la metà degli iscritti alle liste elettorali. DDL DI INIZIATIVA POPOLARE – Salgono da 50.000 a 150.000 le firme necessarie per presentare un ddl di iniziativa popolare. Però i regolamenti della Camera dovranno indicare tempi precisi di esame, clausola che oggi non esiste. LEGGE ELETTORALE – Introdotto il ricorso preventivo sulle leggi elettorali alla Corte Costituzionale su richiesta di un quarto dei componenti della Camera. Tra le norme transitorie c’è anche la possibilità di ricorso preventivo già in questa legislatura, quindi l’Italicum potrebbe finire subito davanti alla Corte Costituzionale. PROVINCE – Vengono cancellate dalla Costituzione, atto necessario per abrogarle almeno come nome. CNEL – Abrogato il Consiglio nazionale economia e Lavoro, organo costituzionale secondo la Carta del 1948.