Si chiude con 10 condanne e 15 assoluzioni l’inchiesta ‘Rimborsopoli’ che nel 2013 ha mandato a gambe all’aria l’intero consiglio regionale del Piemonte con varie accuse, tra cui peculato e finanziamenti illeciti. Tra gli assolti, anche l’ex presidente della Regione, Roberto Cota per il quale la Procura aveva chiesto una condanna di 2 anni e 4 mesi.
“Sono stato fatto oggetto di attacchi ignobili, e ho sofferto tanto, ma ho fatto bene ad avere fiducia perché qualcosa nelle istituzioni funziona” commenta felice l’ex governatore del Piemonte che trova anche il tempo di togliersi qualche sassolino dalla scarpa.
“Avete presente quel famoso successo, ‘Mi ricordo mutande verdi’?”, così il premier aveva ironizzato a maggio 2016 sullo scandalo della giunta regionale del Piemonte che con i fondi destinati ai partiti comprava un po’ di tutto, dalle briglie per il cavallo, allo spumante e sì, nella lista figuravano anche un paio di “mutande verdi”, definiti da Cota semplici pantaloncini corti finiti per errore nel mucchio degli scontrini in attesa di rimborso.
“Oggi c’è stata la risposta, Renzi farebbe bene a stare zitto e a interpretare con maggiore dignità il ruolo del premier” ha detto oggi Cota ai giornalisti.
Dopo luglio 2014, dopo 14 patteggiamenti e quattro condanne, i rinviati a giudizio rimasti erano 25 ed hanno scelto il rito ordinario. Per loro la Procura aveva chiesto condanne che complessivamente ammontavano a 66 anni di reclusione. Il tribunale ha invece dato dai tre anni e dieci mesi per Michele Giovine (Pensionati per Cota) – la pena più alta – ai quattro mesi con la condizionale per Augusta Montaruli (Pdl), per la quale l’accusa di peculato è stata derubricata in un lieve episodio di finanziamento illecito.
Nessun rimborso per il Codacons che a suo tempo si era costituito parte civile, mentre la Regione Piemonte, oltre a 2,4 milioni di indennizzo già ricevuti, otterrà da due dei condannati un indennizzo di 20mila euro. Ad aprile 2014, Cota aveva restituito al consiglio regionale i 32mila euro contestati dalla Procura, con un’aggiunta del 30% per “compensazione del danno di immagine”. Come lui anche altri esponenti del partito come Elena Maccanti, Giovanna Quaglia, Alessandro Mattioda e l’esponente Ncd Valerio Cattaneo.
“Sono contento, fino dall’inizio sapevo di essere innocente”, ha detto il rappresentante del Carroccio.
P.M.
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