L’operazione è stata chiamata ‘La Grande Razzia’ ed ha comportato il ritrovamento di arte etrusca, di epoca ellenistica, il più importante degli ultimi trent’anni. Si tratta di ben 23 urne funerarie in marmo, decorate e dorate. Le custodiva un ladro che fermato dalle forze dell’ordine è stato trovato con in tasca il frammento di un’urna della quale aveva con sé la foto intera. Il ricettatore, chiamato «Cassandra», andava in giro con l’immagine del sarcofago perché il mercato della ricettazione si nuove in due modi: attraverso cataloghi fotografici oppure attraverso pezzi che attestano l’autenticità dei reperti, quindi con frammenti veri e propri. Al momento sono state deferite all’autorità giudiziaria 5 persone per i reati di ricettazione, ricerche archeologiche non autorizzate ed impossessamento di beni archeologici. Il Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale è risalito ad un patrimonio acquisito con scavi clandestini composto da oltre tremila reperti archeologici di inestimabile valore storico-artistico nell’ area di Perugia. “Le indagini – ha spiegato il comandante dei carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, gen.Mariano Mossa, in una conferenza stampa a Roma – sono scattate su tutto il territorio nazionale a seguito di un primo sequestro a Roma a carico di uno dei protagonisti del commercio illecito di beni culturali che aveva nella sua disponibilità una piccola testa in travertino bianco e una fotografia di un’ urna etrusca. Il frammento, in realtà, costituiva una porzione di una scultura,facente parte di questo immenso tesoro recuperato, e fungeva da provino per la vendita di questi manufatti”. “Le indagini – ha specificato il maggiore Antonio Coppola – sono iniziate due anni fa, ma la scoperta di questo tesoro è avvenuta circa 10 anni fa, nel perugino, in modo occasionale da parte di un’ impresa edile nel corso della costruzione di una villa. L’ impresa – ha continuato Coppola – si è però ben guardata dal denunciare tale scoperta e ha cercato dei contatti nel mercato clandestino di reperti archeologici. Per mettere al riparo i manufatti, la stessa impresa li ha anche spostati dal luogo in cui li aveva rinvenuti”. “Si tratta di un ritrovamento di importanza clamorosa – ha aggiunto il direttore generale per le antichità del Ministero dei Beni Culturali, Luigi Mannati – e siamo già al lavoro con gli archeologici della Sovrintendenza di Perugia per scoprire, con degli scavi, il contesto storico-culturale nel quale questi reperti si trovavano. I sarcofagi – ha proseguito Mannati – risalgono ad un periodo che va tra la fine del IV secolo Avanti Cristo e l’ inizio del primo secolo A.C. Le urne illustrano una battaglia tra gli Etruschi e i Celti. I sepolcri appartengono ad un’ unica famiglia principesca etrusca, di quella aristocrazia che si alleò con Roma”. La notizia del ritrovamento è stata accolta con favore,ovviamente, dal ministro dei Beni Culturali, Massimo Brai, che durante la presentazione dei reperti in conferenza stampa ha sottolineato come “ancora una volta rischiavamo una ferita gravissima al nostro patrimonio storico-artistico”, soffermandosi sulla necessità di “riprendere la discussione che era stata interrotta alla fine della legislatura precedente per dotare i carabinieri del Comando Tutela patrimonio culturale di strumenti sempre più idonei per il loro lavoro preziosissimo”. Secondo il ministro va quindi promossa “quanto prima” “un’ iniziativa legislativa per conferire una delega al Governo per la riforma della disciplina dei reati contro il patrimonio culturale, con inasprimento delle sanzioni per “rispondere all’ imperativo di colpire illeciti che offendono il patrimonio culturale”. Le urne, di età ellenistica, collocabili tra il IV e il primo secolo a.C., sono tutte integre, in travertino bianco umbro, in parte decorato ad alto rilievi con scene di battaglia, fregi e alcune con particolare dorature e altri con la raffigurazione del mito di Ifigenia. Gli addetti ai lavori ritengono che siano appartenute ad un unico contesto funerario, verosimilmente consistente in una tomba a ipogeo, riconducibile ad un unico gruppo familiare, i Cacni. Gli stessi esperti non si sbilanciano sul valore commerciale dei manufatti e i carabinieri non hanno ancora elementi certi per quanto riguarda il prezzo di vendita che sarebbe stato stabilito sul mercato clandestino. L’ unica certezza, ha concluso il Maggiore Coppola, è che sette urne avevano già trovato un acquirente. Al momento sono state deferite all’autorità giudiziaria 5 persone per i reati di ricettazione, ricerche archeologiche non autorizzate ed impossessamento di beni archeologici.
A.B.
Napoletano, 44 anni, giornalista professionista con 17 anni di esperienza sia come giornalista che come consulente in comunicazione. Ha scritto di politica ed economia, sia nazionale che locale per diversi giornali napoletani. Da ultimo da direttore responsabile, ha fatto nascere una nuova televcisione locale in Calabria. Come esperto, ha seguito la comunicazione di aziende, consorzi, enti no profit e politici. Da sempre accanito utilizzatore di computer, da anni si interessa di internet e da tempo ne ha intuito le immense potenzialità proprio per l'editoria e l'informazione.
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