Roma, Campidoglio paralizzato. Marino in affanno

In Campidoglio dopo il consiglio, oggi salta anche la giunta. Tutto fermo, è paralisi totale. Già finita la Luna di miele di Marino con i romani?

Dopo il consiglio, oggi salta anche la giunta. Inutile negarlo. In Campidoglio è tutto fermo, è la paralisi. E’ già finita la Luna di miele di Marino con i romani? Il velo nuziale del matrimonio con la città appare, a ben guardare, già logoro, strappato in più punti.

Dal centro alla periferia, Roma protesta. Il 21 settembre sono in 15mila a sfilare per le vie del centro per dire no alla discarica di Falcognana; sugli striscioni si legge: ‘Dottor Marino, pensa alla nostra salute’ e  ‘Subito a casa!’.  Pochi giorni dopo al grido di ‘Fermiamo la strage!’ gli abitanti scendono in piazza contro il taglio di centinaia di pini, platani e lecci nel cantiere della Metro C in via Sannio: fra loro pure la consigliera della Lista civica del sindaco, Nathalie Naim.

E’ di oggi, invece, il corteo anti-Marino di residenti e commercianti contro lo stravolgimento della viabilità nei rioni Esquilino e Monti. Ad alzare la voce sono perfino i ciclisti di BiciRoma: “Dov’è finita la pista ciclabile di via Labicana promessa dal sindaco?”. Desaparecida. Ma il sindaco non ama  pedalare? Solo davanti alle telecamere, che vi credevate!  All’Esquilino è il caos, denunciano i residenti: da via dei Fori Imperiali sono state  cacciate le auto private, ma a che prezzo? Via Labicana, piazza Vittorio, via Merulana, via Emanuele Filiberto, nelle ore di punta sono un unico groviglio di clacson, lamiere infuocate, multe, smog. “Si tratta di aspettare la Metro C, con la fermata al Colosseo”, si sgolano a dire dallo staff del Sindaco. Hai voglia ad aspettare! Due giorni fa, il 22 ottobre, arriva l’ultimatum delle ditte costruttrici: “Pagate o stop ai cantieri”. Le aziende del consorzio (Astaldi, Vianini, Ansaldo, Cmb e Ccc) danno al Comune una settimana per pagare i 230 milioni dovuti dopo l’accordo di settembre: “Due mesi fa ci siamo fidati, ora basta!”.  Un ultimatum mica da ridere, visto che Marino è andato a sbattere la faccia non solo contro i colossi del settore edile, ma soprattutto con Francesco Gaetano Caltagirone, editore del Messaggero, proprietario della Vianini. Il muro contro muro allarma anche i sindacati. “Marino si assuma le sue responsabilità, alla politica chiediamo di non scherzare con il destino dei lavoratori” è l’appello di FenealUil, FilcaCisl, FilleaCgil: “Altrimenti siamo pronti alla mobilitazione e ad un presidio in Campidoglio!”.

“Non è colpa del sindaco se le casse del Comune sono vuote”, ribattono da Palazzo Senatorio. Beh, dipende da come si vogliono leggere i conti.  I sindacati della Polizia municipale, per dire, minacciano lo sciopero generale per le montagne di  straordinari non pagati da agosto. “L’analisi del bilancio ci dice che abbiamo un debito di 867 milioni” ripete anche a loro Marino. Poi però, sempre per dire, viene fuori che la giunta ha avallato 76 assunzioni a chiamata diretta. Ma allora i soldi ci sono o non ci sono? Il 17 ottobre il Messaggero titola: “Più manager esterni, bufera sulla giunta. Marino da luglio ha nominato 76 nuovi collaboratori, 1 in più rispetto ai primi 100 giorni di Alemanno…. Graveranno sul Comune con costi che superano i 4 milioni e 471mila euro, compreso stipendi, previdenza,  tasse e oneri a carico dell’amministrazione, ma esclusa l’Irap”.  Fra i nomi fatti dal quotidiano, c’è  anche “Andrea Bianchi, nell’ufficio del vicesindaco Luigi Nieri, per lui il Comune tirerà fuori 147.375 euro”.  Quando il diavolo ci mette la coda…. Non passano neppure 24 h, e il Comune finisce di nuovo nel tritacarne:  Bianchi non possiede la laurea, sono 13 anni che lo nasconde, non può ricoprire incarichi di dirigente. Nieri scoppia in lacrime,  fa dimettere il suo capostaff. E’ l’ennesima figuraccia. La seconda in pochi giorni, dopo il dietrofront sul comandante dei vigili, Liporace. Il Campidoglio trema! Quanti altri casi ci sono?

I quotidiani non risparmiano attacchi. Perfino ‘La Repubblica’ prende le distanze. Il 9 ottobre Giovanna Vitale scrive: “….Cose che capitano quando più che la preparazione si premia la fedeltà….in 100 giorni il capo di gabinetto di Marino, Luigi Fucito, ne ha combinate delle grosse, celandosi dietro tutti i passi falsi del Sindaco…. ”. E giù un elenco di scivoloni: “Ma ‘lui sono io’, ama ripetere il Sindaco, che in Fucito ripone totale fiducia” conclude sarcastica La Repubblica. Una sberla in piena faccia, insomma. E quando ti arriva dal quotidiano che dovrebbe esserti il più amico, allora è il momento di preoccuparsi sul serio.

Anche perché in Campidoglio mezzo Pd è in rivolta. Il presidente del consiglio Mirko Coratti, uno dei pezzi forti del partito,  da un paio di giorni ha sospeso i lavori d’aula: “La giunta non produce  delibere, inutile calendarizzare il consiglio senza provvedimenti”.  E proprio oggi è saltata anche la giunta. La paralisi nel Campidoglio ora è completa. Due giorni fa  e il coordinatore della maggioranza, Fabrizio Panecaldo, altro big del Pd, ha inviato un secco comunicato stampa: “Le scelte sul nuovo organigramma dell’Atac non vanno nella direzione della discontinuità, la mia valutazione è negativa”.  L’aria è quella della resa dei conti.

Se poi ci mettiamo che l’astensione alle comunali ha toccato punte-record – a votare Marino è stato 1 romano su 4 – il quadro  è ancora più fosco. La giunta è fragile, la maggioranza in frantumi.

A Milano quando qualcuno ha fatto il suo tempo, si dice: ‘Non arriverà a mangiare il panettone’. Di Marino si potrebbe dire: ‘Non ce la farà ad assaggiare il capitone romano!’.  Forse è il caso di rispolverare la piccola Panda rossa parcheggiata da 5 mesi in un’area vigilata del Senato. E cominciare a pensare a dove passare il Natale. In Piemonte, a Genova? Il matrimonio con Roma è a pezzi. L’amore? Quello, forse, non è mai sbocciato neppure per un giorno.

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