Sla: la “malattia dei calciatori”, si studia per scoprirne le cause

Con la scomparsa del calciatore, Stefano Borgonovo, che ha combattuto per anni contro una malattia che lui chiamava “la stronza” si torna a parlare di Sclerosi laterale amiotrofica.

Con la scomparsa del calciatore, Stefano Borgonovo, che ha combattuto per anni contro una malattia che lui chiamava “la stronza” si torna a parlare di Sclerosi laterale amiotrofica.

La Sla, è nota anche come la “malattia dei calciatori”, dopo che alcuni ricercatori italiani hanno rivelato una frequenza del sorgere della patologia sei volte piu’ frequente nei calciatori professionisti che hanno giocato tra il 1970 e i 2001. E’ inoltre emerso che i calciatori piu’ a rischio di sviluppare la malattia sono quelli che ricoprono ruolo di centrocampista, esordiscono precocemente e praticano l’attivita’ agonistica per oltre 5 anni.

Lo studio ha rivelato che anche dei fattori esterni possono giocare un ruolo fondamentale nell’insorgere della malattia, che ha come condizione necessaria una predisposizione genetica.

Questa ricerca ha suscitato interesse e preoccupazione.

Sono state analizzate le tossicità delle vernici utilizzate sui campi da calcio e la continua esposizione a traumi alla nuca, come in particolare nel colpo di testa, che possono lesionare  le strutture del sistema nervoso.

L’accusa piu’ forte è ricaduta sull’utilizzo di farmaci dopanti, utilizzati e abusati per lo svolgimento di attività agonistiche.

Questa tesi è supportata da un’ indagine stata sviluppata su un campione di 24.000 calciatori italiani di Serie A, B e C è ha rilevato un’ incidenza della malattia 7-8 volte maggiore rispetto alla popolazione generale.

A confutare questa teoria, però, è la diversa incidenza del sorgere della Sla in altri sport dove vi è, in egual misura, un abuso di sostanze dopanti. Uno fra tutti il ciclismo, disciplina nella quale pero’ non sono stati rilevate percentuali fuori dal comune d’insorgenza della malattia.

Le ricerche italiane ed estere non si arrestano anche a seguito dell’annuncio confortante del Centro Sla del Dipartimento di neuroscienze dell’ ospedale San Giovanni Battista-Molinette di Torino, secondo il quale le attuali generazioni di calciatori e quelle future non sono piu’ a rischio Sla. Pare che l’ evento che abbia causato tutti questi casi, secondo i ricercatori, si possa localizzare negli anni ’80 e ’90 e che oggi non ci sia piu’.

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