Blatter annuncia l'assegnazione dei Mondiali 2022 al Qatar
Un’inchiesta del quotidiano inglese “Sunday Times” potrebbe portare alla riassegnazione dei campionati mondiali di calcio già assegnati al Qatar per l’edizione che si terrà nel 2022.
Il giornale disporrebbe di prove circostanziate, i cosiddetti “Fifa files”, che dimostrerebbero che il qatariota Mohamed Bin Hammam, all’epoca delle votazioni che portarono all’assegnazione dei Mondiali di calcio alla Russia nel 2018 e al Qatar nel 2022 (si parla della riunione dell’Esecutivo Fifa tenutasi il 3 dicembre 2010) presidente dell’Asian Football Confederation, pagò cospicue tangenti (5 milioni di dollari) per far avere al suo paese l’assegnazione della rassegna iridata.
Una scelta, quella del Qatar, che non mancò di suscitare, da subito, forti polemiche e perplessità per molteplici fattori: 1)il dossier non era affatto il migliore, anzi; 2) il paese asiatico era (ed è tuttora) privo di tradizioni calcistiche di rilievo; 3) gli impianti sono pochi e del tutto insufficienti; 3) soprattutto, le temperature che d’estate arrivano a toccare i 50° rendono, di fatto, impensabile svolgere la manifestazione a fine stagione rendendo obbligata la decisione di spostare il Mondiale nel periodo invernale. Cioè quando i campionati nazionali sono ancora in pieno svolgimento per la felicità dei club.
Un’assegnazione nata, da subito, sotto una cattiva stella e al centro di mille sospetti ed illazioni neanche troppo velatamente riferiti all’uso spregiudicato dei cosiddetti petroldollari. Una scelta decisamente inopportuna. Ma sarebbe già andata bene.
L’inchiesta del “Sunday Times” avrebbe, invece, portato ad emersione ben altro. Tutti i retroscena di questa operazione sono connotati da una sequela impressionanti di atti di corruttela da far impallidire anche il nostro Expo 2015.
Del resto, proprio Mohamed Bin Hammam , dopo aver incassato il voto favorevole al Qatar, decise, nel 2011, di sfidare Blatter nella corsa alla presidenza della Fifa. L’esito? Proprio alla vigilia delle elezioni venne squalificato a vita dallo stesso ente mondiale per corruzione.
Mohamed Bin Hammam
Altri fatti, quindi. Ma di certo si era subito capito che non si era in presenza di un personaggio esattamente cristallino.
Ma quali sarebbero queste prove schiaccianti, quale il contenuto di questi “Fifa files”, in possesso del quotidiano inglese?
Si tratterebbe di fatture e mail relative a pagamenti di somme distratte da fondi neri. Le prime “bustarelle” con 100 mila dollari dentro sarebbero state elargite nel 2008 da Bin Hammam al delegato del Qatar Mohamed Meshadi. Poi, in autunno, avrebbero fatto seguito altre tangenti ad altri delegati consistenti in regali e altri 195 mila dollari. Quindi, nel 2009, dopo aver “contattato” vari delegati africani, Bin Hammam adesca il “pesce grosso”: Jack Warner, il il vicepresidente della Fifa nonchè presidente della Concacaf, la confederazione calcistica che raggruppa tutte le federazioni di Centro e Nord America. Pronti per lui 450 mila dollari poco prima del voto che avrebbe premiato il Qatar. Altri 1,2 milioni di dollari sarebbero arrivati a Warner dopo. Per i presidenti delle federazioni africane, invece, le transazioni avrebbero raggiunto la media di 200 mila dollari a testa. 350 mila dollari, infine, sarebbero stati versati a Reynald Temarii, il presidente della Confederazione dell’Oceania.
Jack Warner
Una miniera di soldi.
A margine, occorre anche sottolineare come anche Jack Warner sia stato sospeso per accuse di corruzione. Anche lui come Bin Hammam per altri fatti. Anche lui nel 2011.
Il “Sunday Times”, però, non si ferma qui. I giornalisti inglesi hanno già promesso che pubblicheranno ulteriori rivelazioni “nelle prossime settimane“.
Quali potrebbero essere le conseguenze di questo scandalo?
Jim Boyce, il nordirlandese attuale vicepresidente della Fifa, ha già dichiarato di “non aver alcun problema a indire una nuova votazione“. E ha già promesso pieno appoggio all’operato di Michael Garcia, ex procuratore di New York, assunto appositamente dalla Fifa per condurre indagini sui voti ottenuti da Russia e Qatar, da svolgersi nel quadro di una politica di “tolleranza zero” mirata al rispetto del nuovo codice etico di cui si è dotato il massimo ente calcistico mondiale. Garcia, prima dell’inizio dei Mondiali in Brasile, dovrebbe presentare un’accurata relazione al giudice etico Joachim Eckert. Se quest’ultimo dovesse ritenere fondate le prove raccolte dal “Sunday Times” e convergenti con il contenuto della relazione di Garcia, la riassegnazione del Mondiale qatariota sarebbe un’ipotesi tutt’altro che remota. Australia ( che ebbe un solo misero voto a fronte di 40 milioni di dollari investiti per approntare il progetto della candidatura ai Mondiali del 2022) e Inghilterra (sponsorizzata da David Cameron) sono alla finestra.
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