Come andrebbero le cose se si votasse oggi? Cresce la Lega di uno 0,2% mantenendo alto il suo dato percentuale (32,4) e si distanzia dal Pd che dopo le regionali in Emilia Romagna, con la vittoria di Stefano Bonaccini, ha visto migliorato il suo gradimento e che questa settimana si attesta sul 20,6% (-0,1%).
Continua invece l’ascesa del partito di Giorgia Meloni, FdI, sopra l’11% (11,3%) che aumenta di mezzo punto rispetto alla settimana precedente, avvicinandosi sempre più ai Cinque Stelle ancora in discesa, che questa settimana perdono un altro punto passando dal 14 al 13,0%.
In altre parole – considerato il forteo scricchiolio del Conte bis, le minacce e le proposte di Matteo Renzi, che pensa ad un nuovo esecutivo (il Conte ter), la volontà del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in caso di caduta della maggioranza, di andare al voto ma non prima dell’autunno essendoci a fine marzo il referendum sul taglio dei parlamentari – allo stato attuale il voto oggi, stando al sondaggio Swg, consegnerebbe il Paese al centro destra che con il 5,1% di Forza Italia (-0,1) e lo stabile 1,2% di ‘Cambiamo’, la lista che sostiene Giovanni Toti presidente della Liguria, avrebbe il 50% delle preferenze.
Stabile anche Italia Viva di Matteo Renzi, al 4,2%, in leggera ripresa Azione di Calenda, oggi al 3,0%, mentre Sinistra italiana, Verdi e +Europa tutti insieme confermano la percentuale, 7,1, della scorsa settimana. Ma la somma di tutte le forze che stanno dalla parte del governo e dintorni, non raggiunge invece il 48%. Due punti abbondanti in meno rispetto al centrodestra.
E così, nell’incertezza sulle prossime mosse, mentre Conte ostenta una certezza: «Non mi farò logorare, non l’ho permesso a Salvini e non lo permetterò a Renzi», e non esclude di chiedere un voto di fiducia in Parlamento, Italia Viva sul dl intercettazioni “voterà lealmente la fiducia al testo proposto da Bonafede e approvato dal Cdm. Qualunque altra modifica potrà passare soltanto attraverso emendamenti condivisi da tutte le forze di maggioranza”. Così fonti di Italia Viva che avvertono: “Chi votasse emendamenti non condivisi con il resto della coalizione sarebbe responsabile della rottura della maggioranza. Ci auguriamo che prevalgano saggezza e unità”.
Sei mesi dopo il duello sanguinoso con il segretario della Lega, a Palazzo Chigi l’aria che si respira è ancora piena di molte incognite e sospetti. Nel ruolo dello sfidante c’è l’altro Matteo, leader di un partito che pesa poco più di un decimo del Carroccio, e Conte è convinto che l’obiettivo, oggi come ieri, sia lo stesso: costringerlo alla resa, tirare giù il governo e cambiare schema di gioco.
A.B.