A complicare le cose in queste ultime ore ci si è messa anche la Procura militare di Roma. La casa che l’ex ministro della Difesa Elisabetta Trenta aveva avuto in assegnazione per l’esercizio dei compiti istituzionali si sta trasformando in u n pericolosissimo boomerang politico. Finito il mandato, l’ex responsabile delle Forze armate avrebbe dovuto riconsegnare l’appartamento all’amminsitrazione militare, come impongono le regole del caso. Ma l’ex ministro dapprima ha fatto orecchio da mercante, poi ha preteso di motivare il proprio no al rilascio dell’immobile che motivazioni che le hanno aperto più fronti: su quello politico, ovvero il Movimento Cinque Stelle, i suoi ‘no’ stanno creando tanti di quei problemi che oggi il leader Di Maio ha tagliato corto invitandola “a lasciare quell’appartamento”. Sul piano amministrativo, come dicevamo si è mossa oggi anche la Procura militare che ha aperto un fascicolo d’indagine per accertare eventuali profili di sua competenza in relazione alla vicenda della casa dell’ex ministra della Difesa Elisabetta Trenta. Lo ha confermato all’ANSA il procuratore militare Antonio Sabino sottolineando che si è trattato di un “atto dovuto” dopo le notizie di stampa e che al momento non ci sono né indagati né ipotesi di reato.
“Faremo tutti gli accertamenti del caso – ha spiegato il procuratore – per sgomberare ogni dubbio, anche da un punto di vista amministrativo”. Al momento si tratta di una indagine, ha ribadito, di puro carattere conoscitivo.
Ma quello che più sta sconcertando il mondo della politica e la platea dei Cinque Stelle sono le motivazioni che l’ex ministro adduce per giustificare il proprio atteggiamento. Lei continua a tenere il punto, spiegando che, dopo l’abbandono della carica la casa è stata riassegnata al marito, militare, il quale a suo giudizio ne aveva “pieno diritto”, in osservanza di ogni regola. Ma è davvero così o c’è qualcosa che non convince i più?
L’ex ministro oggi dice che dovendo mantenere “rapporti di relazione” necessita di un appartamento grande esattamente come quello che gli avevano assegnato. Ma l’obiezione che lei già dispone di un appartamento in zona Pigneto, a Roma, e che al marito risulta intestato un altro appartamento nel suo luogo di origine, l’ex ministra ha replicato: “Al Pigneto si spaccia droga, non è un posto sicuro e non ha vie d’uscita”….Questo tipo di risposte più che divertire hanno irritato quanti adesso a gran voce chiedono un suo passo indietro.
Le reazioni furibonde fioccano. Maurizio Gasparri traendo spunto da questa vicenda ha definito i pentastellati “moralisti ‘un tanto al chilo’ bugiardi ed ipocriti”. “I privilegi sono ‘di casa’ per i grillini”, è stato il commento sarcastico di Fratelli d’Italia. Irritato anche il Pd: il capogruppo dem al Senato, Andrea Marcucci ha chiesto all’ex ministra di chiarire “velocemente” e ha annunciato una interrogazione urgente. Infine la presa di distanza che fa più rumore, quella del suo partito che, per voce di Stefano Buffagni, le ha chiesto esplicitamente di “lasciare l’appartamento”.
E.R.
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