Somministrava farmaci non prescritti ai propri pazienti causandone la morte. Un’infermiera ligure di 55 anni è stata arrestata questa mattina dai carabinieri del Nas con l’accusa di omicidio volontario continuato.
Secondo gli inquirenti, la donna avrebbe causato la morte di 13 pazienti ricoverati presso l’Unità Operativa di Anestesia e Rianimazione dell’Ospedale civile di Piombino, in Toscana. Ad insospettire gli inquirenti, il fatto che nel corpo dei pazienti uccisi tra il 2014 e il 2015, ci fossero tracce di medicine mai prescritte nei piani terapeutici.
L’infermiera killer, che è possibile annoverare nella categoria criminale degli Angeli della morte, è stata trasferita nel carcere di Pisa dopo l’ordinanza di custodia cautelare disposta da Antonio Pirato, giudice preliminare del Tribunale di Livorno.
Chi sono gli angeli della morte. C’è chi afferma di aver dato la morte per liberare le vittime da una vita miserevole, come nel vecchio film di Frank Capra, Arsenico e vecchi merletti. C’è chi uccide per avidità o per un impulso che non riesce a spiegare, nè a controllare.
Tra tutti però, Il più tristemente noto è Josef Mengele, medico nazista, soprannonimato appunto angelo della morte per il potere praticamente assoluto che esercitava sui suoi “pazienti” e vittime, all’interno del campo di concentramento di Auschwitz. Dopo di lui, anche un altro tedesco volle provare la sensazione di onnipotenza su un altro essere umano: fu il medico Stephan Letter, che uccise almeno 29 pazienti, ma si pensa fossero più di 80. Arrestato nel 2004, attualmente sta scontando l’ergastolo per omicidio colposo.
Ma c’è anche chi agì prima di Mengele, e comunque prima che venisse formulato un nome per descrivere questa specifica categoria di assassini seriali. È il caso di Jane Toppan, infanzia difficile, prima in orfanotrofio poi nella casa della famiglia adottiva, dalla quale prese il cognome, un padre alcolizzato e una sorella pazza che una volta uscita dall’istituto a 12 anni, si diede alla prostituzione e morì. Jolly Jane, denominata così dai suoi colleghi per il suo carattere allegro, cominciò ad uccidere nel 1885 al Cambridge Hospital, dove a volte uccideva i pazienti avvelenandoli, altre volte li drogava alterando le dosi di medicine prescritte, divertendosi in particolare con la morfina e l’atropina.
Nel 1889, raccomandata da due dottori, finì al Massachusetts General Hospital dove assunse temporaneamente l’incarico di capo delle infermiere. Viste le circostanze degli omicidi, il fatto che conoscesse quasi tutte le vittime personalmente, l’ipotesi è che uccidere fosse il suo metodo per rimuovere tutti gli ostacoli ai propri desideri: di Myra Conners, uccisa con la stricnina nel 1900, voleva il posto di lavoro; innamorotasi poi di Oramel Brigham, gli uccise la sorella per spianarsi la strada, arrivando ad avvelenare lui per rendersi indispensabile e anche se stessa, per accattivarsi la sua simpatia.
Il Dottor Morte, Harold Shipman medico inglese stimato, arrestato nel 1998 per aver somministrato dosi letali di morfina a pazienti anziani in almeno 15 casi accertati. La madre era morta di cancro e solo la morfina riusciva a calmarla. Forse alla base vi era un trauma infantile e si considerava veramente un angelo della morte, ma almeno per l’ultima vittima, la molla fu il denaro: aveva infatti falsificato il testamento dell’anziana signora per assegnarsi una cospicua somma di denaro. Condannato a cinque ergastoli, si suicidò nel 2004 nella sua cella, impiccandosi con un lenzuolo.
Tra gli angeli della morte è annoverato anche il serial killer più prolifico nella storia della Norvegia, Arnfinn Nesset che avvelenò circa 27 persone, ma ne confessò almeno 138.
Nella categoria rientra anche l‘infermiera killer Sonya Caleffi, 34 anni, italiana originaria di Como. Condannata a vent’anni, le sono stati attribuiti con sicurezza almeno cinque omicidi tutti consumati nell’ospedale Manzoni di Lecco, dove lavorava.
Mi dispiace molto per quello che è successo, e chiedo perdono, se è possibile. Non volevo che finissero così, quei pazienti. Io praticavo quegli interventi perché mi piaceva che tutti accorressero in tempo a salvare i pazienti.
Più che un angelo della morte che agisce con il convincimento di fare il bene delle proprie vittime, liberandole dal male che le logora, le sue parole sembrano tradire la stessa smania che spinge il serial killer con la sindrome dell’eroe ad appiccare un fuoco solo per correre a spegnerlo nell’ammirazione generale. La Caleffi, attualmente detenuta nel carcere di San Vittore, ha anche partecipato al programma di Rai 3 “Storie maledette” nel 2008.
Questa non è la Sonya che conosco io -aveva detto- è un impulso che non so ricordare e mi dicevo continua, insisti finchè non vedi che sta male.
Laurea magistrale in Storia contemporanea presso L'Università degli studi Roma tre. Master di primo livello I mestieri dell’Editoria, istituito da “Laboratorio Gutenberg” di Roma con il patrocinio del Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale presso “Università Sapienza di Roma”. Dopo la laurea ho svolto uno stage presso Radio Vaticana, dove ho potuto sperimentare gli infiniti linguaggi della comunicazione.
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