Stavolta, la squadra azzurra, spesso abulica nei match non ufficiali, ha offerto una prestazione da applausi nella sfida da gran galà del calcio internazionale con il Brasile. È mancata solo la vittoria al termine di una partita che i ragazzi di Prandelli hanno giocato mettendo in campo coraggio, intelligenza tattica, volontà, forza fisica e, soprattutto, tanta personalità anche quando si era 0-2. Il 2-2 finale ci riesce a suonare persino beffardo per quanto visto. In campo c’erano, infatti, complessivamente nove titoli mondiali (!), ma l’Italia ha giocato con la sicurezza di chi, in bacheca, ne ha ben più di quattro. E a certificare la superiorità azzurra sono arrivate anche le dichiarazioni di Julio Cesar (“Ci è andata bene. Alla fine, se il portiere di una squadra è costretto a lavorare tanto vuol dire che qualcosa non è andato come doveva”) e del difensore centrale David Luiz (“L’Italia ha dominato nel secondo tempo e noi non siamo riusciti a fermarla”). Nel frattempo tutta la stampa internazionale è impegnata a tessere lodi e peana a SuperMario, ma, fermo restando che la prestazione del milanista è stata di grandissimo spessore e condita da una rete ad altissimo coefficiente di spettacolarità e di difficoltà, si fa veramente fatica a trovare un nome su tutti. Non sarebbe neanche giusto perché mai come stavolta una nazionale storicamente abituata ad affidarsi ad intuizioni estemporanee del singolo è riuscita ad essere un’orchestra, un collettivo armonico dove ognuno sapeva perfettamente cosa fare e dove farlo. E anche degli esordienti come De Sciglio e Cerci sono sembrati dei veterani dell’azzurro. Il laterale rossonero, salvo una piccola sbavatura in occasione della prima rete verdeoro, ha fornito una prestazione impeccabile, autoritaria e nobilitata dalla qualità di chi aveva di fronte. Con il tempo arriveranno anche gli inserimenti in avanti, ma ieri sera, visto il lavoro egregio di punte e centrocampisti, non ce ne era bisogno. Cerci, poi, è stato il giocatore che ha avuto l’impatto maggiore sulla partita: entrato solo nel secondo tempo, ha subito creato costante apprensione alla retroguardia di Scolari andando senza paura a puntare gli avversari in uno contro uno, oltre ad essere il motivo della trasformazione del modulo dal 4-3-1-2 iniziale al 4-3-3. E, sia ben chiaro, non che l’Italia nel primo tempo non fosse piaciuta. Anzi. Lo 0-2 maturato all’intervallo è da addebitarsi alla troppa imprecisione sottoporta, ad una discreta sfortuna e al cinismo di un Brasile che, per quanto in difficoltà come squadra, ha pur sempre dei singoli di gran classe lì davanti. Una nota speciale la meriterebbero anche De Rossi, colui che ha veramente suonato la carica con il rapinoso gol dell’1-2 ( complice anche una sonnolenta difesa auriverde), insaccando la quarta rete della sua stagione azzurra e mai altrettanto brillante in giallorosso (oltre che a secco di marcature). Barzagli anche, pur senza clamori, si conferma sempre più il vero leader dell’intero pacchetto arretrato a dispetto di compagni anche più celebrati in nazionale come alla Juve (come l’assente Chiellini, tanto per fare un nome) e Montolivo, ormai in grado di giocare da padrone in mezzo al campo con o senza Pirlo vicino. Poi, la duttilità tattica di diversi elementi come lo stesso De Sciglio ci verranno utili ( nel caso di specie, il giovane laterale è anche ambidestro e può disimpegnarsi indifferentemente a destra come a sinistra). La squadra, insomma, c’è e il gruppo su cui puntare è fatto, salvo sorprendenti indicazioni che dovessero arrivare dal campionato. E il Brasile? Difficile da giudicare. Individualità di spicco non mancano soprattutto davanti con Fred che ha confermato fiuto del gol e tecnica, Hulk che ha potenza devastante, Oscar, che magari al Chelsea andrà pure a intermittenza, ma in nazionale, maggiore o under20 che sia, mostra sempre lampi di classe accecanti e, infine, Neymar che ha dimostrato anche contro una retroguardia molto attenta di essere in possesso di accelerazioni che possono spaccare in due un match. Molto superiore al suo recente standard di rendimento in biancoceleste anche Hernanes, pur se graziato del secondo giallo dal direttore di gara. Dietro, però, alzi la mano chi ricorda una qualunque squadra capace di concedere, a questi livelli, una dozzina di palle gol in soli 90’. Un ulteriore test con il Brasile lo avremo, comunque, a giugno, a Salvador, nell’ambito della Confederations Cup e lì ne sapremo di più soprattutto, come dice, non senza un minimo di autocompiacimento, Prandelli, sul conto dei sudamericani che, per essere ad un solo anno dal Mondiale in casa, devono lavorare ancora tanto. Loro.
D.P.
Napoletano, 44 anni, giornalista professionista con 17 anni di esperienza sia come giornalista che come consulente in comunicazione. Ha scritto di politica ed economia, sia nazionale che locale per diversi giornali napoletani. Da ultimo da direttore responsabile, ha fatto nascere una nuova televcisione locale in Calabria. Come esperto, ha seguito la comunicazione di aziende, consorzi, enti no profit e politici. Da sempre accanito utilizzatore di computer, da anni si interessa di internet e da tempo ne ha intuito le immense potenzialità proprio per l'editoria e l'informazione.
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