Manca ancora il colpo del KO, ma Hillary Clinton esce in vantaggio su Donald Trump dopo il secondo dibattito in tv tra i due candidati alle elezioni presidenziali USA del prossimo 8 novembre. Ancora più degli argomenti usati, però, tiene banco il tono aspro del confronto, con continui colpi bassi da entrambe le parti.
I columnist di Politico lo hanno definito “il dibattito più cattivo nella storia presidenziale”. Accuse e insinuazioni hanno preso il via dai primi istanti della diretta tv: quando sono usciti sul palco, Trump e Clinton non si sono stretti la mano. La prima mezz’ora del confronto è stata la più tesa, probabilmente anche a causa del formato del dibattito. A differenza di due settimane fa a Long Island, a St. Louis, nello stato del Missouri, i candidati hanno dovuto rispondere alle domande di una platea di elettori scelti a campione fra chi, nei sondaggi delle scorse settimane, si è dichiarato indeciso. I moderatori erano Martha Raddatz di ABC News e Anderson Cooper di CNN.
Anche per questo, oltre al fair play, i grandi assenti sono stati i programmi dei due candidati. Non sono mancati invece gli attacchi diretti: probabilmente il più duro lo ha portato Trump quando ha accusato la Clinton di essere “un diavolo” e di avere “il cuore pieno di odio”.
La Clinton, si diceva, ha di nuovo vinto di misura: secondo CNN ha ottenuto il 57% dei consensi (contro il 34% di Trump), secondo YouGov il 47% (contro il 42%). Sono percentuali ancora più basse di quelle del primo confronto. La Clinton è rimasta sulla difensiva per quasi tutto il tempo, non ha commesso errori madornali, ma ancora una volta non ha saputo assestare colpi veramente decisivi al suo avversario.
Da parte sua, Trump ha cambiato strategia rispetto al primo dibattito: ha soprattutto attaccato e ha insistito sui punti più estremi del suo programma (ad esempio porre limiti all’immigrazione di musulmani negli USA). È apparso più a suo agio sul palco, più deciso e alla fine più efficace della volta scorsa, anche se ha continuato a tirare su col naso e l’atteggiamento nervoso e impaziente nei momenti in cui parlava la sua avversaria gli ha attirato qualche presa in giro.
Fra gli altri momenti memorabili della serata, Trump ha ammesso di non aver pagato tasse federali per vent’anni e ha attaccato il suo candidato vicepresidente Mike Pence, una mossa probabilmente inedita a un punto tanto avanzato della campagna elettorale. Pence è “colpevole” di aver suggerito di risolvere la questione siriana attaccando le truppe del presidente Bashar al-Assad, alleato della Russia di Vladimir Putin. Ma ha anche preso le distanze dal miliardario newyorkese quando è stato pubblicato il video, risalente al 2005, in cui sosteneva che la sua celebrità gli permettesse di ottenere qualsiasi genere di favore sessuale.
Di quel video, com’era prevedibile, a St. Louis si è parlato tanto. Trump se ne è assunto la responsabilità, ma allo stesso tempo ha cercato di minimizzarlo come “chiacchiere da spogliatoio”. Ed è passato subito al contrattacco, accusando il marito dell’ex Segretario di Stato: “Non c’è mai stato nessuno nella storia della politica che abbia abusato così delle donne come Bill Clinton”. Trump ha invitato sul palco anche tre donne che anni fa accusarono l’allora presidente USA e una quarta donna che ha rimproverato alla candidata democratica di aver difeso in tribunale il suo stupratore. Ma la Clinton è uscita dal campo minato citando la first lady uscente Michelle Obama (“Quando gli altri volano basso, noi voliamo alto”) e ha commentato che “il video dimostra esattamente chi è” Trump, “cosa pensa delle donne” e “cosa fa alle donne”.
A proposito dell’Emailgate, Trump ha minacciato di imprigionare la Clinton: “Se vinco – ha detto – darò istruzioni al mio procuratore generale di nominare un procuratore speciale per far luce sulla questione delle email”. Una soluzione che gli ha attirato più critiche che consensi. Yoni Applebaum, che dirige la redazione politica di The Atlantic – la storica rivista USA che la scorsa settimana, per la terza volta nella storia, ha preso posizione contro un candidato alle presidenziali, appoggiando la Clinton – commenta: “Esiste tutta una serie di meccanismi legali pensati per far sì che le indagini sui funzionari dell’esecutivo non siano sottoposte a influenze politiche”.
Chi viene eletto dal popolo non mette in prigione i loro nemici. La Costituzione vieta espressamente le leggi volte a punire gli individui aggirando il normale corso della giustizia, allo scopo di impedire ai governanti con tendenze dispotiche di perseguitare i loro avversari. L’incarcerazione di oppositori politici è una caratteristica delle dittature repressive, non delle democrazie in buona salute.
Tutto questo, probabilmente, non ha aiutato Trump a corteggiare gli elettori indecisi, ma potrebbe avere avuto il senso di riportare a bordo i suoi ex fedelissimi che avevano preso le distanze dopo gli scandali degli ultimi giorni. In effetti, alla vigilia del secondo confronto diretto i favori del pronostico erano tutti con la Clinton. Trump, invece, è riuscito a mantenersi a galla.
Paradossalmente, lo spietato tycoon ha accorciato le distanze nel momento più disteso della serata. All’ultima domanda prima dei saluti – a proposito, alla fine la sospirata stretta di mano c’è stata – a entrambi i candidati è toccato riconoscere un pregio del loro avversario. La Clinton si è complimentata con Trump per i suoi figli, lo ha dipinto come un bravo padre di famiglia, spuntando alcune delle critiche che gli aveva rivolto. Mentre lui all’ex Segretario di Stato ha rivolto un apprezzamento diretto: “Non molla mai, è una combattente”.
Il terzo dibattito in tv, l’ultimo prima dell’Election Day, è in programma il 19 ottobre a Las Vegas. Sarà moderato da Chris Wallace di Fox News. Come già ricordato, la data fissata per l’appuntamento con le urne è martedì 8 novembre.
F.M.R.
Giornalista per caso. Anni di ufficio stampa in pubbliche istituzioni, dove si legge e si scrive solo su precisi argomenti e seguendo ferree indicazioni. Poi, l'opportunità di iniziare veramente a scrivere. Di cosa? di tutto un po', convinta, e sempre di più, che informare correttamente è un servizio utile, in certi casi indispensabile.
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