Continua la bufera su Report e l’inchiesta sui Vaccini contro l’HPV andata in onda lunedì sera, giudicata da molti fuorviante, poiché metteva in dubbio la sicurezza della vaccinazione e accusava le istituzioni di non vigilare a sufficienza sulla loro somministrazione. Al polverone di polemiche sollevato dal web, sono seguite dichiarazioni da parte della Rai che, al contrario di quello che era avvenuto per “Parliamone Sabato”, ha dichiarato a più riprese di non aver mai avuto intenzione di sospendere il programma di Rai Tre.
A difendere la puntata andata in onda, rispetto alla quale è stata messa in dubbio anche la preparazione scientifica degli esperti intervistati, ci ha pensato il conduttore, Sigfrido Ranucci, da fine marzo alla guida del programma dopo l’addio della Gabanelli.
Sento il bisogno di scrivere queste righe in seguito al clamore che ha suscitato in questi giorni il servizio trasmesso lunedì sul Papilloma virus. Il servizio è cominciato con una grafica che specificava nei dettagli l’utilità del vaccino, nella quale abbiamo affermato che questo vaccino previene il tumore al collo dell’utero”, ha scritto Ranucci in una lettera aperta al ‘Corriere della Sera’. Il programma proseguiva con un mio intervento nel quale letteralmente affermavo: «Quest’inchiesta non è contro l’utilità dei vaccini, in tema di prevenzione si tratta della scoperta più importante degli ultimi 300 anni», anche se tale vaccino è consigliato, ma non obbligatorio. Specificavo poi che il tema del servizio erano le reazioni avverse, e fornivo gli elementi dimostrati dall’Oms, nel centro di Uppsala in Svezia. Su tali reazioni avverse, il Mediatore europeo ha accolto il reclamo di un gruppo di ricercatori danesi del Cochrane. Si tratta di scienziati accreditati, a cui dobbiamo il ritiro dal commercio di un farmaco a base di Sibutramina, un farmaco antiobesità, che aveva provocato decessi.
Sento il bisogno di scrivere queste righe in seguito al clamore che ha suscitato in questi giorni il servizio trasmesso lunedì sul Papilloma virus. Il servizio è cominciato con una grafica che specificava nei dettagli l’utilità del vaccino, nella quale abbiamo affermato che questo vaccino previene il tumore al collo dell’utero”, ha scritto Ranucci in una lettera aperta al ‘Corriere della Sera’.
Il programma proseguiva con un mio intervento nel quale letteralmente affermavo: «Quest’inchiesta non è contro l’utilità dei vaccini, in tema di prevenzione si tratta della scoperta più importante degli ultimi 300 anni», anche se tale vaccino è consigliato, ma non obbligatorio. Specificavo poi che il tema del servizio erano le reazioni avverse, e fornivo gli elementi dimostrati dall’Oms, nel centro di Uppsala in Svezia. Su tali reazioni avverse, il Mediatore europeo ha accolto il reclamo di un gruppo di ricercatori danesi del Cochrane. Si tratta di scienziati accreditati, a cui dobbiamo il ritiro dal commercio di un farmaco a base di Sibutramina, un farmaco antiobesità, che aveva provocato decessi.
Le parole di Ranucci non sono servite a placare le polemiche che, dal tema caldo dei vaccini si sono spostate sulla questione, altrettanto spinosa, della buona e della cattiva informazione.
Mantellini e il “giornalismo a tesi”. Non solo Report, ma anche Le Iene e Striscia la notizia e tanti altri. L’epidemia del “giornalismo a tesi”, in cui “l’inchiesta, qualsiasi essa sia, non nasce neutrale, magari da una notizia secondaria che è sfuggita ai più o da una segnalazione di un cittadino vessato, ma viene costruita partendo dai medesimi spunti, per dimostrare qualcosa che si aveva chiaro fin dall’inizio”, sembra aver colpito un po’ tutti i programmi d’informazione.
Il giornalista e blogger Massimo Mantellini ne è convinto e spiega i motivi per cui di inchieste giornalistiche degne di questo nome ce sono sempre di meno. Innanzitutto, i costi. Mette in piedi un’analisi approfondita “costa molto, perché contiene al suo interno tempi lunghi e numerosi inevitabili fallimenti e cambi di rotta a cui andrà incontro. Un’inchiesta a tesi costa invece molto meno perché assembla velocemente tutti i pezzi che confermano l’ipotesi di partenza”.
Tutto questo è poi veicolato dall’enorme “marea di presunte vessazioni, ingiustizie, ricorsi al Tar, malocchi e altre umanità dentro le quali sarà facile pescare: metà degli intervistati da Report è gente che ha qualcosa da recriminare, a ragione o a torto, ma sempre disperatamente in cerca di un microfono”.
Questo ovviamente non significa che Report non sia un programma serio o che non svolga un servizio utile in molti casi. Ma è il format che risulta troppo spesso limitante: “Report aiuta a costruire un senso comune di approfondimento culturale e sposa una logica giornalistica antisistema che è comunque positiva e utile” afferma Mantellini.
Nell’economia informativa generale, fuori dal dilemma Report Sì – Report No, forse sarebbe utile che la Rai iniziasse a immaginare programmi giornalistici semplicemente migliori di Report – conclude il giornalista – promuovendo investimenti di denari per produrli, tenendo in maggior conto la necessita di avere cittadini informati che non siano anche necessariamente incazzati”.
Laurea magistrale in Storia contemporanea presso L'Università degli studi Roma tre. Master di primo livello I mestieri dell’Editoria, istituito da “Laboratorio Gutenberg” di Roma con il patrocinio del Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale presso “Università Sapienza di Roma”. Dopo la laurea ho svolto uno stage presso Radio Vaticana, dove ho potuto sperimentare gli infiniti linguaggi della comunicazione.
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